Ha scavato tra le fonti, interrogando gli autori classici, ha ricercato testimonianze della sua Randazzo tra le antiche carte geografiche, ha confrontato gli studiosi di “cose siciliane” per poterne stabilire l’immagine certa. Don Santino Spartà, giornalista e scrittore, nel suo ultimo libro dal titolo “Randazzo fra arte e storia” (La Voce dell’Jonio editrice) ha fatto oggetto dei suoi studi, ancora una volta, il luogo che gli ha dato i natali, per valorizzare ulteriormente le unicità del sito intinto di fascino senza tempo. Un fascino nato dalla lunga tradizione storica, che l’autore, romano di adozione, sviscera in tutte le sue fasi, a partire dalle possibili “città progenitrici” di Randazzo, senza lasciare alcun passaggio cronologico inosservato. Trae terminologie dagli storici greci, Tucidide, Diodoro Siculo, ma interpella anche Cicerone, Plinio il Giovane ed altri scrittori più vicini ai giorni nostri, per poter giungere a formulare la propria opinione. Intesse con il lettore un dialogo spontaneo, supportato dai risultati delle sue ricerche, ponendo in prima linea l’importanza delle fonti e, dunque, l’attendibilità del lavoro. In caso contrario dichiara la debolezza delle argomentazioni.
«Questa evoluzione è priva di documenti», afferma nel libro, riferendosi ad un possibile sviluppo etimologico del nome di Randazzo. Non dimentica i cittadini che ne hanno caratterizzato le vicende, i monumenti religiosi e civili che la rappresentano, le abitudini tipiche. Dal passato al presente, attraverso un filo di continuità fatto di “storia luminosa” e arte, connubio vincente affinché la cittadina evidenzi il suo valore e sia anche “anticipatrice del futuro” come l’autore auspica. Rita Messina Fonte “La Sicilia” del 31-07-2021