Una delegazione di operai licenziati dall’Azienda Forestale è stata ricevuta in Comune dal sindaco di Randazzo, Francesco Sgroi, che, nel pieno rispetto delle normative covid e del distanziamento sociale, ha ascoltato i lavoratori, facendosi carico di fare arrivare nelle sedi opportune le loro rimostranze. «Ho ascoltato con piacere le rimostranze dei lavoratori – ha dichiarato il sindaco Francesco Sgroi – sia perché hanno fatto una protesta pacifica in piazza Municipio, sia perché i problemi del lavoro sono una priorità per un sindaco e per l’intera comunità. Ho appreso che i lavoratori sono stati licenziati senza arrivare nemmeno alle cinquantuno giornate, e questo è avvenuto sia a Randazzo, sia nei Comuni e nelle Province vicine. Da parte mia ho subito interloquito con i vertici regionali ed esponenti del Governo, per risolvere in tempi brevi una situazione che interessa diversi lavoratori e le loro famiglie. Ribadisco la mia solidarietà e il mio impegno a fianco dei lavoratori». Una situazione che si trascina da anni, con gli operai forestali in perenne attesa di una riforma sempre promessa ma mai portata a termine. Una riforma che avrebbe dovuto dare dignità e lavoro a diversi operai e alle loro famiglie. L’ultima riforma, è stata fatta nel 1996, da allora, solo passi indietro per gli operai e per un sistema che in Sicilia conta diverse migliaia di operai, guardiani di un patrimonio boschivo che quest’anno ha avuto gravi danni dagli incendi estivi. In particolare, la categoria degli operai centunisti, è stata interessata da un recente provvedimento di assunzione datato 20 luglio.
Ma, improvvisamente, il 30 agosto questi operai sono stati licenziati riuscendo ad effettuare poco più di 30 giornate lavorative. Di solito, con la prima assunzione, si cercava di fare effettuare cinquantuno giornate, ma questa volta non è stato così. Si presume per mancanza di progettazione, cosa che se vera, sarebbe una vera beffa per gli operai. Infatti, da anni gli operai vengono assunti ad inizio estate per fare i viali parafuoco, e opere di prevenzione degli incendi. Ma quest’anno, oltre a partire con più di un mese di ritardo rispetto al solito, gli operai non hanno effettuato neanche le previste giornate lavorative. A prima vista, non sembra un problema, se si conteggiano i giorni che mancano alla fine dell’anno, ma in effetti, il problema è molto serio. Infatti, come accaduto in passato, non effettuando le giornate in questo periodo, il periodo di assunzione si protrae poi in pieno autunno, arrivando anche a dicembre, e specie nei cantieri di montagna, superiori ai 1000-1200 metri, è capitato che anche a novembre nevicasse, costringendo gli operai a non lavorare, e a perdere retribuzione che in molti casi è vitale per la loro stessa esistenza. E a questo si aggiunge il fatto che, spesso, i soldi del mese di dicembre per motivi di chiusura del bilancio, vengono pagati a primavera inoltrata, o, come accaduto ad alcuni operai, che la paga di dicembre 2020 è stata elargita a giugno 2021, a distanza di sei mesi dal licenziamento.
«Non ci aspettavamo il licenziamento – dichiara Fortunato – uno degli operai licenziati, invece il 30 agosto scorso, ci hanno dato il foglio di licenziamento dopo poco più di un mese di assunzione. Per questo siamo scesi in piazza, per attirare l’attenzione su una categoria che da anni è poco considerata, e ringrazio il sindaco per la solidarietà. Ogni anno è la stessa storia, anche se sanno bene che molti lavori devono necessariamente essere fatti prima dell’estate. Da circa trent’anni ci tengono sul filo, con promesse prima di ogni elezione e poi il nulla. Speriamo che si sbrighino ad effettuare le necessarie riforme per tutelare molti lavoratori e un patrimonio boschivo, che specie tra i Nebrodi e l’Etna è qualcosa di unico e spettacolare». Lavoratori che hanno tutte le loro ragioni, tra l’altro proprio questa estate sono rimasti al lavoro in giorni in cui le temperature erano proibitive, con oltre 40° all’ombra, e che ora, vorrebbero lavorare per completare le giornate e non restare ad aspettare fino all’arrivo dell’inverno. Luigi Saitta Fonte “La Sicilia” del 03-09-2021