È morta sotto gli occhi atterriti e impotenti della sorella che nulla ha potuto di fronte alla furia omicida del cognato. Così come niente ha potuto fare l’anziano signore che la vittima accudiva e che l’aveva accompagnata in quella che doveva essere l’ultima volta in cui si recava in casa del marito, con cui stava per divorziare. Ada Rotini di 46 anni, originaria di Avola, ha gridato ed urlato con tutta la forza possibile. Poi, mortalmente ferita dalle coltellate inferte dal marito Filippo Asero, 47 anni, è finita per terra senza vita. Questa la dura cronaca dell’ennesimo femminicidio, il secondo consumato in pochi giorni in provincia di Catania. Dopo Vanessa Zappalà ad Acitrezza, adesso anche Ada Rotini dimostra come spesso le donne siano vittime indifese di fronte alla brutalità degli uomini. Ada Rotini considerava quello di ieri il giorno della definitiva “liberazione” dal marito. Ieri mattina, infatti, i due avevano appuntamento al Comune di Bronte per completare il percorso di separazione di fronte all’ufficiale di stato civile. L’incontro era stato fissato per le 11 ma la donna è arrivata in municipio con largo anticipo, immaginando di poter chiudere al più presto questa esperienza. In Comune però Filippo Asero ancora non c’era ed allora la donna ha deciso di tornare nella casa del marito, al 14 di via Boscia a due passi dalla chiesa di San Vito, dove ha vissuto per quasi un anno, per portar via dei vestiti e degli effetti personali. Mai idea è stata più nefasta. La donna secondo le testimonianze raccolte, avrebbe lasciato la sorella e l’anziano in auto sotto casa di Asero e sarebbe entrata. Cosa sia accaduto dentro quelle mura non lo sapremo mai. Forse Asero ha tentato un ultimo disperato tentativo di riconciliazione.
Quel che è certo che è che la donna è scappata da quella casa urlando con tutte le sue forze e inseguita dal marito che impugnava un coltello. L’anziano signore che la donna assisteva, quasi 90enne, rendendosi conto di quanto stava accadendo è sceso dall’auto ed ha tentato di aiutare la vittima, ma nulla ha potuto di fronte alla furia omicida dell’uomo, anzi è stato ferito a un braccio ed è stato trasportato all’ospedale di Bronte. Asero ha inseguito la donna per quasi tutta via Boscia, come dimostrano le numerose tracce di sangue sul selciato, poi ha sfogato tutta la sua rabbia contro di lei colpendola decine di volte (si parla di circa 30 coltellate) al corpo fino a infliggere il colpo mortale alla gola. Ada è caduta per terra esanime. Poi Asero, forse rendendosi conto di quanto aveva fatto, ha tentato di togliersi la vita, rivolgendo più volte contro se stesso l’arma. Il coltello gli è stato estratto dai medici nell’ospedale Cannizzaro di Catania, dove è stato trasportato in elicottero e sottoposto a un delicato intervento. Non è considerato in pericolo di vita ed è ricoverato nel reparto di Chirurgia, piantonato dai carabinieri. Ed è stato proprio un carabiniere, fuori dal servizio e in licenza a Bronte, a bloccare Asero, dopo che si era inferto tre coltellate all’addome. Il militare ha immobilizzato l’uomo e chiamato il 112 tenendolo fermo fino all’arrivo dei soccorsi.
Il carabiniere, richiamato dalle urla dei vicini di casa, ha trovato Ada già morta, in strada, in una pozza di sangue. Poi ha visto l’uomo tentare il suicidio e lo ha bloccato. L’assassino e la sua vittima si erano sposati appena un anno fa ed esattamente il 27 agosto del 2020. A guardare i profili facebook si evince come lui postasse in continuazione molte foto con Ada e nella maggior parte di queste, i due erano spesso abbracciati. Lei invece rivolgeva le sue attenzioni i due figli ancora minorenni avuti da una precedente relazione. Sul posto sono arrivati i carabinieri della Stazione di Bronte, della Compagnia di Randazzo, con i colleghi del Reparto investigazioni scientifiche e tecnologiche. Già, perché nel luogo dell’omicidio erano presenti ben quattro telecamere di videosorveglianza e di queste una era proprio puntata dove è stato trovato il corpo della povera Ada. Sull’episodio i militari dell’Arma mantengono un assoluto riserbo. Si sa però che hanno chiesto ed ottenuto dai proprietari delle telecamere le immagini registrate.
È possibile quindi che esistano filmati completi dell’accaduto, filmati che costituiranno la prova principe dell’omicidio e i carabinieri le stanno visionando con attenzione. Non è dato sapere se in passato ci siano stati episodi di maltrattamenti e se Ada avesse denunciato qualche altro tentativo di violenza da parte del marito. Sull’omicidio è la Procura di Catania ha aperto un’inchiesta. I vicini di casa rimangono increduli, nessuno vuole parlare apertamente. Descrivono però una coppia apparentemente normale, in cui il marito è definito «tranquillo e cordiale». La città è rimasta sgomenta. Bronte si è scoperta teatro di un efferato femminicidio. Eppure la Città del pistacchio ha sempre combattuto ogni tipo di violenza contro le donne. Non a caso proprio Bronte da circa 10 anni è sede del più importante centro antiviolenza del meridione costituito da una sezione particolarmente attiva del Telefono Rosa. Gaetano Guidotto Fonte “La Sicilia” del 09-09-2021