Mentre i problemi dell’ospedale di Bronte sono sempre in primo piano e in attesa di soluzione, una bella storia di buona sanità ci arriva proprio dall’ospedale della città del pistacchio, con protagonista il signor Alfio Spitaleri, 66enne di Bronte, che insieme al nipote Francesco, ha voluto raccontarci la sua recente esperienza. «Qualche settimana fa – racconta il nipote – mio zio che vive da solo ha avuto enormi problemi respiratori, tanto da chiamare il 118 che lo ha portato subito al Pronto soccorso di Bronte. Qui, dopo alcuni esami, ci hanno chiaramente detto che a seguito di una grave infezione, aveva diversi problemi e una grave insufficienza renale difficilmente curabile. A detta dei medici le sue condizioni di salute erano seriamente compromesse, anche se avrebbero fatto il possibile per salvarlo. Ed oggi, a distanza di diversi giorni, devo dire che quanto detto è stato mantenuto. Infatti, dopo averlo portato ad Acireale per una visita accurata dal Nefrologo e dopo avere fatto una lunga serie di esami, mio zio è stato messo sotto cura ferrea, cercando di capire le origini dell’infezione e intervenendo con le cure per migliorare le condizioni di salute. Giorno dopo giorno – continua il nipote – vedevamo il suo stato di salute migliorare e non credevamo a quanto avveniva sotto i nostri occhi, con decisi miglioramenti che non ci erano stati prospettati.
A farla breve, grazie alle cure e alla costanza del reparto di medicina e del laboratorio analisi che in continuazione faceva dei prelievi per monitorare la situazione, da qualche giorno mio zio è stato dimesso e anche se ancora non è autosufficiente, c’è da dire che senza il lavoro straordinario eseguito dai medici, che voglio sinceramente elogiare e ringraziare per quello che fanno, la situazione non sarebbe quella attuale, ma sicuramente peggiore». Una storia che viene dalla periferia, dove da anni si è cercato di smantellare un ospedale che è indispensabile per tutta la zona, paesi pieni di anziani o persone sole che in questo nosocomio hanno la possibilità di essere curati senza sorbirsi chilometri. I problemi non finiscono mai, con anestesisti in meno e ora anche trasferimenti di infermieri, ma storie come queste danno la speranza per un futuro migliore per noi e per l’ospedale. LUIGI SAITTA Fonte “La Sicilia” del 01-04-2022