Che l’acqua è un bene primario è ormai risaputo, e che a gestirla dovrebbe essere un soggetto pubblico lo ha sancito anche un referendum di qualche anno fa, purtroppo non applicato in molti Comuni e regioni, e ancora oggi, un bene primario ed essenziale resta fonte di profitto per società che la gestiscono privatamente. Ma oltre a ciò, quando la gestione non è comunale è difficile trovare interlocutori che diano immediato riscontro alle proteste dei cittadini. Proteste che possono essere giuste o sbagliate, ma che vanno sicuramente controllate ed eventualmente corrette. Una di queste proteste arriva da Bronte, dove due utenti, parenti e con case vicine, si sono visti recapitare dall’Acoset due bollette di 7.205,77 e 7.110,02 euro, per due utenze in contrada Gullia in territorio di Bronte. Guardando le bollette, si nota come la lettura non avvenga regolarmente, infatti negli ultimi trimestri del 2021 c’è un consumo pari a zero mc, poi nel primo trimestre 2022 si legge di un consumo di 2028 mc, con un consumo giornaliero di oltre 5 mc (cioè oltre 5.000 litri al giorno).
Ma la cosa strana è che in 4 anni gli stessi contatori, ubicati in case di campagna poco utilizzate, avevano consumato poco più di un metro cubo di acqua. Per questo i due utenti, dopo inutili tentativi di contatto, si sono rivolti ad un legale per accertare eventuali mancanze, scrivendo all’Acosete all’Arera (l’autorità per l’energia e reti). «Abbiamo risposto tramite pec entro i termini previsti dalla legge – dichiara l’azienda – stiamo effettuando dei controlli ma è possibile che il consumo possa scaturire da un furto d’acqua». «La risposta dell’Acoset è arrivata solo per una richiesta su due – replica l’avvocato Nunzio Pinzone – dicendo che potevano effettuare un controllo del contatore pagando 70 euro per l’intervento» Luigi Saitta Fonte “La Sicilia” del 20-05-2022