La produzione di capi di abbigliamento rivolti a mercati di fascia medio alta, insieme alla formazione dei tecnici e degli operatori delle industrie manifatturiere, salveranno il “Made in Italy” e l’intero comparto tessile italiano. E’ il messaggio finale del Convegno d’autunno, l’annuale meeting che, l’Antia (Associazione nazionale tecnici dell’Industria dell’Abbigliamento), che riunisce le maggiori griffe nazionali ed internazionali, quest’anno ha voluto organizzare a Bronte presso la Brontejeans che ha raggiunto livelli ragguardevoli della lavorazione dei capi d’abbigliamento. All’incontro hanno partecipato il presidente dell’Antia, prof. Gino Sartena, i tecnici ed i rappresentanti dei più importanti marchi italiani del settore abbigliamento, il sindaco di Bronte, sen. Pino Firrarello ed il dott. Salvatore Spartà. Tutti ospiti dell’on. Franco Catania, general manager della Brontejeans. All’incontro non ha voluto mancare Nicola Bardelle, che realizza i jeans sartoriali “Jacob Cohen”. “La nostra filiera di produzione è completa. – ha affermato l’on. Catania – A Bronte facciamo taglio, confezionamento, ricamo, lavaggio, stiro, trattamento dei capi e spedizione direttamente al cliente. Questo ci rende forse unici in Italia, ma certamente competitivi sul mercato. Gli stilisti che realizzano capi di un certo livello, e che si rivolgono ad un target particolarmente elevato, non possono certo permettersi di fare la lavorazione in Cina. Non possono farlo sia per non perdere qualità, sia perché il Made in Italy rappresenta un valore, sia perché rischierebbero di perdere il cliente. Allora, ecco che le aziende di produzione tessile italiane”. La qualità italiana va però, ovviamente, coltivata e garantita attraverso la formazione dei tecnici e del personale, come suggerisce il presidente Sartena: “La formazione è importantissima. – afferma – Il tessile è un settore ad alta concentrazione di lavoro manuale e molte aziende che hanno spostato le produzioni nei paesi a basso costo si sono pentite, perché hanno perso in qualità. Oggi noi invece abbiamo tutti i titoli per vendere nell’area mondiale “Bric” (Brasile, Russia, India e Cina) dove 30 milioni di nuovi ricchi chiedono il Made in Italy e vogliono i prodotti della nostra terra, che vanta il 30% del valore culturale del mondo ed il 70% dell’Europa”. Tesi confermate anche da Bartelli: “Abbiamo bisogno di qualità – afferma – che mai potremo trovare all’estero. Anzi mi preoccupa la diminuzione della manodopera”. Insomma notizie positive e confortanti in controtendenza rispetto a quello che si legge e quello che denunciano le altre aziende tessili della stessa Bronte. Vero è anche però che la Brontejeans non ha registrato cali di commesse. In questo contesto è chiaro che il polo tessile di Bronte va potenziato. “E noi stiamo facendo la nostra parte – ha affermato il sindaco Firrarello – anche perché riteniamo la realtà del tessile brontese fra le più importanti dal punto di vista economico. La serietà e la professionalità degli imprenditori e il volume della forza lavoro che crea ci ha convinto in passato a realizzare la più bella area artigianale della Sicilia, finalmente dotata di rete metanifera, ed oggi a volere costruire una nuova viabilità sia interna a Bronte sia verso Catania e chiedere alla Circumetnea di diventare il vettore su rotaia delle merci destinate al porto. Ringrazio – conclude l’on. Catania – per aver fatto fare al comparto tessile brontese un vero salto di qualità”.
L’Ufficio Stampa