Non è la prima volta che per sopperire alla carenza di personale negli ospedali di base della provincia di Catania, vengano trasferiti i medici dell’ospedale di Bronte. Una pratica che l’Asp effettua per evitare disservizi dove ci sono le Unità operative complesse a scapito di quelle che nella rete ospedaliera vengono ritenute di minor importanza. E l’ospedale di Bronte, dalla rete ospedaliera regionale, è stato declassato ad ospedale di zona disagiata, collocandolo un gradino più in basso rispetto a Biancavilla e Acireale. Ecco perché la quasi costante “emorragia” di personale verso gli ospedali di base. Pratica che però il territorio non sopporta più. Dopo lo sfogo del sindaco di Bronte, Pino Firrarello, scendono in campo anche le organizzazioni sindacali. Enza Meli, segretaria generale della Uil di Catania, dopo il temporaneo trasferimento dell’Ortopedico da Bronte a Biancavilla afferma: «La storia si ripete. Noi della Uil dobbiamo ancora una volta contestare il depotenziamento dell’ospedale di Bronte, come già eravamo stati costretti a fare due anni fa. E poco importa se stavolta si parla del prestito forzato di un ortopedico, l’unico in servizio, ad altra struttura sanitaria, mentre allora la questione riguardava un anestesista. Queste scelte sono incomprensibili, adesso come in passato. Al Castiglione Prestianni di Bronte come altrove.
Ci auguriamo che i vertici dell’Azienda sanitaria provinciale vogliano porre rimedio. Attendiamo risposta! Depotenziare un ospedale territoriale, qualunque esso sia, è un errore che appare ancora più grave oggi, alla luce della lezione impartita dal Covid. Bisognerebbe aumentare, non ridurre la capacità di risposta del sistema sanitario in ambito territoriale. Forse è il caso, peraltro, di ricordare come il Castiglione Prestianni serva un vasto territorio e Ortopedia sia sempre stata un punto di riferimento qualificato per molti. Si trovino, dunque, soluzioni efficaci e non occasionali per Biancavilla e Bronte. Ovvero per quei cittadini, specie per i più deboli, di cui va tutelato il diritto alla salute senza imporre loro la scelta tra impegnative trasferte e dolorose rinunce alle cure mediche di una struttura pubblica. Se la coperta è corta, i pazienti non siano obbligati a pagare per colpe non loro». Fonte “La Sicilia” del 26-06-2022