Ancora guai per Salvatore Sangani, detto Turi, considerato elemento di spicco dell’omonimo clan che opera nella cittadina medievale, legato ai Laudani, detti “mussi i ficurinia”, attualmente detenuto a Viberbo perché coinvolto nella recente operazione condotta dai carabinieri di Randazzo, chiamata “Terra Bruciata”. L’uomo, che proprio ieri ha affrontato l’udienza preliminare dell’opera – zione è stato denunciato dai militari dell’Arma per detenzione illegale di armi e munizionamento e detenzione di arma clandestina. I carabinieri di Randazzo, infatti, supportati dai “Cacciatori di Sicilia” e dalle unità cinofile dell’Arma, hanno controllato palmo a palmo un vasto territorio di Contrada Dagala Longa, da decenni nella disponibilità della famiglia di Turi Sangani. Dalle indagini, infatti, è emerso che questo terreno veniva utilizzato non solo per il pascolo abusivo di bestiame (tra l’altro custodito in fabbricati abusivi), o per nascondervi armi, munizioni e sostanze stupefacenti, ma anche per svolgere incontri dove stabilire le attività da compiere. Così i militari hanno deciso di perlustrare il terreno, trovando in un fossato coperto da pietre, nei pressi di un ricovero per pecore, 2 fucili con la matricola abrasa in perfetto stato.
Si tratta di una doppietta marca Beretta cal. 12 e di un monocanna marca Beretta cal. 12, trovati insieme a 8 otto cartucce del medesimo calibro. Le armi erano appunto nascoste in buste di plastica, insieme a un contenitore di olio per lubrificarle e mantenerle funzionanti e a una tessera telefonica intestata a un familiare dell’indagato. Sulle armi, che ovviamente sono state sequestrate, adesso verranno effettuati gli accertamenti tecnico-balistici per verificare se sono state utilizzate in precedenza. Profonda gratitudine è stata espressa nei confronti dei carabinieri e della Procura di Catania da parte dell’Associazione “Sos Impresa – Rete per la Legalità”, rappresentata dal vicepresidente nazionale Giuseppe Scandurra. «Continueremo – si legge in una nota – a essere a fianco del tessuto imprenditoriale locale che, con grandi sacrifici e il coraggio della denuncia, come dimostra la recente operazione “Terra Bruciata”, sta cercando di affrancarsi definitivamente dall’oppressione della criminalità». L. S. Fonte “La Sicilia” del 06-03-2023