«La vittima non ha mai ceduto alle minacce e dopo il brutale pestaggio, appena uscito dall’ospedale, è andato alla stazione dei carabinieri e ha denunciato». Luca D’Ambrosio, comandante della compagnia di Randazzo mette in evidenza la grande importanza della collaborazione dell’egiziano nell’indagine – svelata da La Sicilia – che ha portato ai fermi di Francesco Calanni Pileri e Carmelo Pino e a bloccare il progetto di una seconda violenta aggressione. Ma andiamo per ordine. L’indagine è scattata lo scorso agosto dopo che un egiziano si è presenta dai carabinieri dicendo di essere stato picchiato da due persone «inviate da Calanni». «Da quel momento abbiamo avviato accertamenti sul territorio e anche attività tecniche da cui emerge che l’indagato era stato proprietario di un complesso immobiliare finito all’asta», argomenta il capitano dei carabinieri. . «Dalle indagini è emerso come Calanni, che il 5 agosto ha fatto una denuncia contro l’egiziano per turbativa d’asta, progettasse di riprendersi in mano l’immobile inviando dei suoi referenti alle aste ma non vi riuscisse in quanto se li aggiudicava l’egiziano».
Per i carabinieri Calanni sarebbe il mandante del pestaggio e Pino l’inter – mediario che avrebbe ingaggiato i due picchiatori «che dalle attività tecniche» sarebbero «stati pagati 3000 euro». Per un periodo tutto pare rientrato. Ma poi il 6 marzo scorso scoppia un incendio doloso a casa dell’egiziano che si salva scappando da una finestra. Per gli investigatori anche dietro il rogo ci sarebbe la mente del fermato. «Il giorno dopo l’egiziano avrebbe dovuto versare la caparra dell’asta al curatore», spiega D’Ambrosio. Calanni però non si arrende. E medita «un’azione più pesante della prima» cercando la complicità di diversi esponenti della criminalità organizzata. «L’unico che si mostra disponibile è Pino. I due stavano pianificando un secondo raid ai danni della vittima. Per questo abbiamo accelerato e la procura ha disposto i fermi». Il gip, dopo l’udienza di convalida, ha emesso l’ordinanza in carcere per entrambi gli indagati. Laura Distefano Fonte ‘La Sicilia’ del 28-04-2023