Anche il Forum catanese per l’acqua pubblica interviene nel «caso vanadio» per il quale a Bronte sono state sospese le autorizzazioni sanitarie ai negozi del settore alimentare. «L’acqua contenente vanadio con un limite superiore a 50 microgl (limite imposto dal decreto legislativo 312001) – scrivono Anna Bonforte e Danilo Pulvirenti – non fa male e prova ne sono gli stessi cittadini di quella fascia dell’Etna, che bevono quotidianamente quell’acqua da sempre e per i quali non risulta ci sia un rischio di insorgenza di malattie particolari. Di fatto non vi è, come testimoniato da recenti interviste di dirigenti dell’Asp, certezza scientifica che ci sia un nesso tra vanadio nell’acqua e insorgere di malattie nella popolazione». «Non ci sono sufficienti studi – si legge ancora nella nota – che dimostrino che il vanadio pentavalente sia in quantità preoccupanti nell’acqua come più volte ammesso dalla stessa Asp competente. Inoltre, recenti studi condotti su cavie nell’Istituto Superiore della Sanità, hanno dimostrato che la somministrazione di vanadio nell’acqua da bere a dosi fino circa 500 volte superiori a quelle misurate nelle acque della Galleria Ciapparazzo non inducono effetti genotossici». «E’ quanto meno sospetto – scrivono Bonforte e Pulvirenti – che l’unico paese a essere interessato da multe sia Bronte, mentre nessun timore e, dunque, nessuna multa interessa gli altri paesi, che pure si riforniscono della stessa acqua e per i quali i controlli degli stessi dirigenti dell’Asp risultano quiescenti. La soluzione che sta per delinearsi, ovvero l’idea di un potabilizzatore dell’acqua, risponderebbe a questa logica emergenziale, ma ancora una volta si userebbero, malamente, risorse regionali, circa 2 milioni di euro, per non risolvere il problema (solo a Bronte) e, anzi, peggiorarlo in quanto, come è noto, l’osmosi inversa producendo il 70 % di acqua non potabile che in questo caso probabilmente risulterebbe ad altissima concentrazione di vanadio e se allo scarico superasse i limiti di legge, a conti fatti, verrebbe considerata un rifiuto speciale e, dunque, si aggiungerebbe al danno la beffa degli ulteriori costi di smaltimento per la cittadinanza». «Invece – suggeriscono gli esponenti del Forum – la soluzione più ovvia sarebbe quella di alzare o togliere il limite del vanadio, visto che il limite di legge nelle acque in bottiglia non esiste e quindi si rischierebbe di utilizzare acqua in bottiglia con un contenuto di vanadio più alto e comunque non controllato, senza che questo sia considerato nocivo per la salute dei cittadini, a dimostrazione che il vanadio nell’acqua non è un problema».
Fonte “La Sicilia” del 19-10-2010