Adesso alcuni fra i più preziosi reperti archeologici, frutto della passione del dott. Luigi Saitta per l’archeologia, potranno essere ammirati. È stata inaugurata nella pinacoteca Nunzio Sciavarrello, infatti, la mostra dal titolo “Invisibilia. Dai depositi alla valorizzazione. Reperti archeologici della collezione Luigi Saitta”. Si tratta di 33 dei circa 500 reperti che il dott. Saitta ha raccolto per anni con lo spirito di salvarli e che nel 1993 la Guardia di Finanza ha sequestrato. Sono vasi di età protostorica, vasellame importato dall’Attica e dalla Ionia del VI-V secolo a.C. e anche dall’Etruria. Tutto grazie alla disponibilità del Parco archeologico e paesaggistico di Catania e della Valle dell’Aci e della Soprintendenza dei beni culturali e ambientali di Catania, del Real Collegio Capizzi e del Comune di Bronte che ha patrocinato l’iniziativa. Per questo all’inaugurazione, alla presenza degli studenti del Liceo artistico, ospiti del sindaco Pino Firrarello e del presidente della pinacoteca, dott. Carmelo Indriolo, hanno partecipato il direttore del Parco archeologico di Catania, dott. Giuseppe D’Urso, e la dirigente della Soprintendenza di Catania, l’arch. Donatella Aprile. Con loro l’arch. Luigi Longhitano e l’avv. Alfio Paparo. «Oggi è una giornata splendida – ha affermato il dott. Indriolo – Finalmente i reperti sono fruibili. Adesso è necessario farli conoscere».
«Il dottore Saitta ha messo insieme questa collezione con grandissimo amore – ha aggiunto il sindaco Pino Firrarello –il sequestro gli procurò un enorme dolore». Tesi condivisa anche dal dott. D’Urso: «Quello che è successo dal punto di vista giudiziario ci è utile dal punto di vista pedagogico». «Abbiamo i depositi pieni di reperti – ha affermato la Soprintendente Donatella Aprile – Non abbiamo contezza del valore che teniamo conservato». E se l’arch. Longhitano ha definito il dott. Saitta il “Biscari brontese” e l’avv. Paparo ha portato i saluti della Fondazione Real Collegio Capizzi, la dottoressa Panvini ha ricordato che l’80% dei beni nei depositi non è inventariato. «Ho conosciuto Saitta nel 1976 – ha affermato – Andai a casa sua per inventariare i pezzi che aveva salvato. Oggetti molto belli e dal grande valore. La Carta di Catania, approvata dalla Regione, serve a far sì che tali ricchezze vengano esposte». Fonte “La Sicilia” del 03-06-2023