Vendemmia magra fra i vigneti del territorio di Randazzo. I produttori vitivinicoli quest’anno hanno dovuto fare i conti con una bizzarra congiuntura meteorologica che, portando siccità, grandine e alluvioni nei momenti sbagliati, alla fine ha provocato un calo della produzione in media del 50 per cento, con picchi che hanno raggiunto anche il 60 per cento per chi produce vitigni di uva bianca, ancor più della nera colpiti dall’annata di magra. Una Caporetto enologica, che, pur non avendo intaccato la qualità delle uve, si teme possa condizionare gli investimenti futuri da parte degli imprenditori che negli ultimi anni, avendo apprezzato l’ottimo vino doc di Randazzo, hanno impiantato vigneti e rinnovato produzioni e tradizioni che hanno caratterizzato la storia agricola randazzese. A lanciare per primo l’allarme è stato il sindaco Ernesto Del Campo, che essendo tra l’altro produttore di vino, ha visto i suoi vigneti produrre la metà.”Il dato ci preoccupa parecchio – dice – a Randazzo il settore vitivinicolo è in forte espansione. In alcune aziende il calo della produzione ha raggiunto anche il 50%. Un risultato preoccupante se consideriamo che qui il settore vitivinicolo ha registrato ingenti investimenti che hanno prodotto anche posti di lavoro. Il timore è che, essendo minimi gli introiti, si possano limitare gli investimenti in un settore cui crediamo fortemente per il rilancio dell’economia agricola. Fortunatamente – conclude – i produttori possono consolarsi con la qualità delle uve che quest’anno ci darà un vino eccellente”. Per Del Campo la causa della mancata produzione è dovuta principalmente alla siccità che ha colpito l’area da primavera fino all’autunno, con il disciplinare della Doc che impedisce di irrigare i vigneti: “Il disciplinare – spiega Del Campo – dice chiaramente che i terreni devono essere asciutti”. Ma soprattutto, secondo il sindaco, a provocare la mancata produzione sono state alcune patologie della vite come la peronospora, contro cui difficilmente riesce a difendersi appieno chi produce uve biologiche. Dato confermato anche da alcuni produttori, secondo cui ci sarebbe anche un altro fattore ad aver causato l’anno di magra: “Se vi ricordate – dice Giuseppe Saletti, titolare di un’azienda di 7 ettari in contrada Allegracore – a maggio si è abbattuta sui grappoli ancora piccoli, una brutta grandinata. Molti chicchi caddero, con le viti che successivamente svilupparono maggiormente le foglie rispetto al frutto. A farne maggiormente le spese è stata l’uva bianca, dove il calo della produzione ha anche raggiunto il 60%, con le viti del mio nerello mascalese che hanno prodotto il 45% in meno.Pensate che solitamente produco dai 350 ai 400 quintali di uva. Quest’anno – conclude – non ho superato i 175”. Anche Pucci Giuffrida, titolare di un’azienda di 15 ettari in contrada Sant’Anastasia, punta il dito contro il clima di inizio estate: “I violenti acquazzoni di giugno hanno provocato una forte umidità nel terreno e causato la peronospora. Se a ciò aggiungiamo che da luglio a settembre non ha piovuto mai, vi rendete conto delle sofferenze patite dalle viti quest’anno. Quanto accaduto ha pochi precedenti. Ci consoliamo – conclude – con una eccellente qualità delle uve che solitamente accompagna le annate di magra”.
Gaetano Guidotto fonte “La Sicilia” del 17-10-2011