«La brucellosi in questo territorio può essere debellata solo con la vaccinazione. Poiché però gli allevamenti vaccinati sono penalizzati nelle vendite dei capi, gli allevatori vanno indennizzati. La politica ne prenda atto». È il messaggio forte che, senza mezzi termini, è partito dalla sala consiliare di Maniace, dove il sindaco Franco Parasiliti, insieme con il collega di Randazzo, Francesco Sgroi, hanno organizzato un convegno dal titolo “Salviamo gli allevatori siciliani, emergenza brucellosi”, invitando a intervenire tutti i sindaci dell’Area interna Etna, Nebrodi ed Alcantara, con la deputazione del territorio, le associazioni di categoria e soprattutto i vertici del Servizio veterinario dell’Asp. Oltre a un folto numero di consiglieri comunali di Maniace, all’incontro hanno partecipato Pino Firrarello sindaco di Bronte insieme con i colleghi Katia Ceraldi (Cesarò), Antonio Stroscio (Floresta) e Nino Panebianco (Malvagna). Con loro anche il deputato regionale Giuseppe Castiglione, Emanuele Farruggia, direttore del Dipartimento di Prevenzione veterinaria, Felice Belfiore, responsabile dell’Unita operativa veterinaria del Distretto di Bronte e Francesco La Mancusa, direttore dell’Unità operativa animale dell’Asp. Moderato dal presidente del Consiglio comunale di Maniace, Corrado Bontempo, il dibattito è stato schietto: «Maniace, vive di zootecnia – affermato in apertura Parasiliti – e la situazione è diventata insostenibile, nonostante sia chiaro a tutti che agricoltura e zootecnia vadano sostenute».
A entrare nel cuore del problema ci ha pensato Sgroi: «Il mestiere di allevatore è messo a repentaglio. Non bastavano clima, siccità e criteri sbagliati nell’erogazione dei contributi Agea, oggi il problema sanitari legato alla brucellosi rischia di farci sparire. E se per siccità e ritardi abbiamo ottenuto dalla Regione emendamenti alla legge di bilancio, per la brucellosi alla Regione chiediamo un intervento forte. Il nuovo regolamento Ue – spiega il sindaco – premia gli allevamenti allo stato brado e penalizza quelli intensivi che finiscono per somministrare antibiotici agli animali. Se così è, non è più pensabile isolare i capi per combattere la brucellosi: bisogna vaccinare». Il problema è che un allevamento vaccinato viene classificato “Ufficialmente indenne con vaccino” che più che una denominazione sa di etichettatura, perché i capi non possono essere venduti, con danno economico per l’allevatore: «E allora – aggiunge Sgroi – gli allevatori vanno indennizzati. Almeno 1.000 euro a capo. Alla fine la Regione spenderà meno di quanto ha fatto fino a oggi per combattere la malattia. Che sia permesso ai sindaci di partecipare ai tavoli della Regione che affrontano il problema». Appello recepito da Castiglione: «A gennaio, a finanziaria approvata, ci incontreremo in commissione Agricoltura, per affrontare il problema. Inviteremo anche l’assessore Luca Sammartino», annuncia il deputato del Mpa.
Ma la brucellosi non è facile da sradicare. Anche con il vaccino ci vogliono almeno 8 anni, con la malattia che preoccupa non solo il mondo veterinario: «Nel 2010 – afferma Farruggia – in provincia di Catania abbiamo avuto 250 casi di brucellosi umana. Oggi fortunatamente appena 10». E l’Asp mostra una cartina dove evidenzia che i focolai in Sicilia sono maggiori sui Nebrodi e nel Siracusano. Guarda caso la strada della transumanza, con il batterio che si propaga semplicemente perché trasportato nelle ruote dei tir della transumanza. Per questo La Mancusa sottolinea: «La vaccinazione potrebbe essere una soluzione, ma senza iniziative di controllo da parte degli allevatori per evitare il contatto fra capi e senza la sanificazione di tutto, anche dei tir che entrano negli allevamenti, la battaglia diventa complicata». Gaetano Guidotto Fonte “La Sicilia” del 12-12-2023