«Restituite ai randazzesi il canone di depurazione dal 2001 fino al 2005 perché in quel periodo il depuratore delle acque reflue non funzionava». E’, in sintesi, quanto chiede al Comune la Cgil di Randazzo. Alfio Mannino, coordinatore della locale Camera del Lavoro, ha infatti scritto una lettera al sindaco, Ernesto Del Campo, affermando: «La sentenza della Corte Costituzionale n. 335 del 8 ottobre 2008, dichiara la illegittimità costituzionale dell’art. 14 comma 1 della legge n. 36 del 94 nella parte in cui prevede che la quota di tariffa del depuratore è dovuta anche nel caso in cui manchino impianti di depurazione. Pertanto – si continua a leggere – la Cgil, alla luce di questa sentenza, chiede all’Amministrazione comunale in che termini intende affrontare la questione e specificatamente se non ritiene, e come, di rimborsare il canone che i randazzesi hanno pagato illegittimamente».
SEGUE NEI DETTAGLI
Non è la prima volta che la Cgil di Randazzo chiede di non fare pagare ai cittadini questo canone. Già nel 2005 aveva posto il problema, con l’Amministrazione Agati che si rivolse al ragioniere generale della Provincia di Catania, Antonino Bruno che, però, ritenne che la giurisprudenza obbligava ai Comuni di fare pagare il canone anche se il depuratore non funzionava. Adesso il problema si ripropone: «Ho ricevuto la lettera della Cgil – spiega il sindaco di Randazzo, Ernesto Del Campo – e ho provveduto immediatamente a consegnarla all’assessore delegato Alfio Ragaglia, per verificare se gli effetti della sentenza della Corte Costituzionale si ripercuotono anche per il nostro Comune». Nei prossimi giorni, insomma, ne sapremo di più, con gli Uffici comunali impegnati a dare una risposta che i cittadini, in un periodo di crisi come questo, attendono con interesse.
Gaetano Guidotto Fonte “La Sicilia” del 05-12-2008