La crisi che sta attanagliando le aziende tessili di Bronte si allarga anche a Randazzo. L’azienda del gruppo Gullotto mercoledì scorso ha inviato all’Inps la richiesta di cassa integrazione per i suoi 47 lavoratori, che temono di perdere il posto di lavoro. Da circa 30 anni questa industria tessile a Randazzo confeziona capi di abbigliamento maschile e femminile per marchi come Armani, Calvin Klein, Kenzo, Piazza Sempione, Belmar e Commerciale Veneta, ma a febbraio è rimasta senza commesse. “Purtroppo – ci dice il titolare Giuseppe Gullotto, che a Randazzo è anche vice sindaco – sono stato costretto a sospendere dal lavoro i miei operai cui, attraverso la cassa integrazione, abbiamo voluto garantire gli ammortizzatori sociali. Ma se non dovessero arrivare nuove commesse saremo costretti, nostro malgrado, a licenziare. In verità – continua – in questi ultimi anni abbiamo percepito i venti della crisi. Ho visto firme importanti subire un calo delle vendite e quindi toglierci le commesse, ma ho visto anche grossi marchi preferire le produzioni estere invece della qualificata manodopera italiana, e questo, per chi si fregia di produrre Made in Italy, deve essere vietato”. Ai timori dell’imprenditore si affianca il dramma dei lavoratori: “Lavoro da 12 anni in questa azienda – ci dice la sarta Maria Sangani – e il mese scorso il datore di lavoro ci ha comunicato la brutta notizia. Il mio stato d’animo – continua – è quello di una mamma di 2 figli, di cui una di 2 anni, con il mutuo della casa da pagare e tutte la difficoltà quotidiane. Mio marito inoltre lavora saltuariamente, di conseguenza la mia speranza è che si torni presto a lavorare”. “Svolgendo compiti amministrativi – aggiunge la signora Patrizia Rubbino – ho saputo prima degli altri che le commesse erano state ridotte anche del 100%. Da tempo bisognava impedire alle grandi firme di produrre i propri capi all’Estero”. L’unico a lavorare in questo frangente è il commercialista dell’azienda, Vincenzo Saitta, ma solo per avviare l’iter burocratico propedeutico all’invio all’Inps della richiesta della cassa integrazione dei lavoratori. Dopo di che, se le macchine da cucire dovessero rimanere ferme, anche lui perderà un cliente.
Gaetano Guidotto fonte “La Sicilia” del 06-03-2009