È pubblica la relazione firmata dal ministro dell’Interno e inviata al Presidente della Repubblica che ha determinato lo scioglimento del Consiglio comunale di Randazzo. Nella relazione si legge chiaramente come «sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata che compromettono la libera determinazione e l’imparzialità dell’amministrazione». A seguito dell’operazione “Terra bruciata”, sintetizzando l’incipit della relazione, il prefetto di Catania ha deciso di avviare l’azione ispettiva nel Comune, arrivando alla conclusione il 25 ottobre del 2023, quando, il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, con la partecipazione dei procuratori della Repubblica e della Corte d’Appello, «nel soffermarsi sulle vicende dei beni patrimoniali e l’abusivismo, si è espresso all’unanimità per l’avvio della procedura di scioglimento». Poi la relazione elenca tutta una serie di episodi. «Gli esisti dell’attività ispettiva – si legge – hanno evidenziato un tessuto relazionale e parentale degli amministratori e dei dipendenti comunali con soggetti gravati da condanne per associazione di stampo mafioso». «Lo stesso primo cittadino – si continua a leggere – ha rapporti di affinità con un soggetto» e «personale vicinanza» con altri soggetti, fra cui un esponente di vertice. Ma non solo. Un assessore avrebbe fatto lavorare nelle proprie aziende «uno stretto parente di un pregiudicato». Inoltre, «rapporti parentali, diretti o indiretti, con soggetti contigui al locale contesto malavitoso vengono rilevati anche nei riguardi di alcuni amministratori comunali, sia di maggioranza che di minoranza», con un consigliere che addirittura avrebbe «legami fortissimi».
La relazione affronta anche temi di bilancio, evidenziando che nei confronti del disavanzo «l’amministrazione non ha voluto porre rimedio». Ci sarebbe poi «l’omessa comunicazione» di terreni, «nella disponibilità di soggetti riconducibili al contesto criminale», che il sindaco ha affermato che «non rientrassero più nella proprietà del Comune». Inoltre «condotta omissiva» sarebbe emersa anche riguardo «alcuni fabbricati rurali abusivi costruiti su terreni comunali e nelle disponibilità di un clan». Infine, riguardo ad alcuni terreni confiscati alla mafia con un abuso edilizio, il Comune avrebbe «rinunciato pretestuosamente all’assegnazione dei beni», nonostante questi «distino solo 800 metri dal Palazzo municipale». «Sono stupito e profondamente amareggiato – afferma l’ex sindaco Francesco Sgroi – Sono pronto a smontare una per una tutte le congetture formulate in questa relazione. Tutte, ad eccezione di una che non mi riguarda, poi sono false, prive di fondamento e non giustificano lo scioglimento di un’Amministrazione scelta dal popolo. Sono pronto a fare ricorso nelle sedi competenti e successivamente a fare quanto necessario per tutelare il buon nome della mia persona». Gaetano Guidotto Fonte “La Sicilia” del 15-02-2024