Arrivano altre due condanne per l’operazione “Binario morto”, che nell’aprile del 2014 ha fatto registrare ad Adrano 27 arresti con la scoperta di una “centrale dello spaccio” nella stazione della Ferrovia Circumetnea. La seconda sezione penale del Tribunale di Catania (collegio presieduto da Ignazio Barbarino) ha inflitto la pena di 9 anni di reclusione ad Alfio Lo Curlo per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e un’altra condanna, a 4 anni e mezzo, per Antonino Errigo, accusato di spaccio di stupefacenti. I due sono stati difesi rispettivamente dagli avv. Salvo Burzillà e Emanuela Caramagna. Gli stessi giudici hanno anche assolto dall’accusa di traffico di armi Alessio Magra, giovane incensurato assistito dall’avv. Francesco Messina, perchè “il fatto non sussiste”. Lo Curlo, Errigo e Magra sono gli unici dei 27, finiti in manette lo scorso anno, ad essere stati giudicati con il rito ordinario. Altri avevano patteggiato pene da 1 a 3 anni, mentre in 19 avevano optato per il rito abbreviato. Per questi ultimi, la sentenza era arrivata lo scorso marzo: una sola assoluzione e poi condanne molto severe per tutti. Oltre 200 anni di carcere complessivi. Tra i condannati spicca il nome di Nicola Mancuso, noto per essere il presunto assassino di Valentina Salamone, la ragazza di Biancavilla trovata impiccata in una villetta di Adrano, dove era stato inscenato un finto suicidio. “Binario morto” è stata un’inchiesta della Dda di Catania, coordinata dai magistrati Pasquale Pacifico e Laura Garufi, che ha falciato l’organizzazione delle famiglie Santangelo e Rosario – Pipituni. Una capillare rete di distribuzione di eroina e cocaina, divisa pacificamente tra i due gruppi. Uno spaccio continuo non soltanto ad Adrano, ma anche a Biancavilla e a Santa Maria di Licodia. La vecchia stazione serviva per nascondere la roba” (da qui il nome dell’operazione della polizia, che ha registrato ogni movimento per mesi con pedinamenti ed intercettazioni ambientali). Il giro d’affari è stato stimato in migliaia di euro al giorno. Denaro che, secondo gli inquirenti, serviva anche a mantenere le famiglie dei picciotti in carcere.
Vittorio Fiorenza Fonte “La Sicilia” del 02-12-2015