Dopo 15 anni è stata fatta luce su due omicidi commessi ad Adrano nel 2008, due fatti di sangue per i quali sono stati emessi provvedimenti nei confronti di 4 persone attualmente detenute per altri reati. Gli omicidi sono quelli di Francesco Rosano, avvenuto il 18 gennaio del 2008, e di Alfio Neri, ucciso il 15 agosto sempre del 2008. A essere accusati sono quattro esponenti del clan mafioso adranita Santangelo “Taccuni”, raggiunti dalla misura cautelare in carcere: Gianni Santangelo, 40 anni, Antonino Bulla, 40, Salvatore Crimi, 37, e Alessio Samperi, 38. Su delega della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, Direzione distrettuale antimafia, la Squadra mobile –sezione Criminalità Organizzata di Catania e il Commissariato di Adrano hanno eseguito un’ordinanza applicativa della misura cautelare della custodia in carcere emessa dal Gip presso il Tribunale di Catania a carico dei quattro esponenti del clan “Taccuni”, affiliato alla famiglia mafiosa catanese Santapaola–Ercolano. Tutti e 4 sono ritenuti responsabili, in concorso tra loro, dei due omicidi con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di assoggettamento e di omertà connesse alla loro partecipazione alla cosca dei “Taccuni”, con l’obiettivo di rafforzare la supremazia sul territorio rispetto agli altri clan. I due omicidi del 2008 avvennero, infatti, in un contesto di feroce rivalità tra i clan mafiosi adraniti, controversie che si acuirono anche a seguito di gravissimi fatti di sangue, che scatenarono vendette e regolamenti di conti, sui quali oggi viene fatta chiarezza anche grazie alla collaborazione di pentiti.
E’ il caso di Francesco Rosano, ucciso con 13 colpi di pistola al volto ed al torace, l’agguato scattò la mattina del 18 gennaio del 2008 mentre era alla guida della sua auto in via Bruno, a pochi passi dalla sua abitazione. Da subito il delitto venne collegato all’ipotesi della vendetta messa in atto dal clan Santangelo, una feroce risposta al triplice omicidio di Daniele Crimi, Alfio Finocchiaro e Alfio Rosano, avvenuto il 27 luglio del 2006 e per il quale gli esecutori materiali erano stati individuati nei fratelli Antonino e Alfredo Liotta, noti come “Trentalire”, e Vincenzo Mazzone: il loro obiettivo primario era Alfio Rosano, esponente di primo piano della famiglia “Rosano-Pipituni”, appartenente al clan Santangelo – “Taccuni”. Dalle indagini era emersa, infatti, l’esistenza degli stretti rapporti intercorrenti tra Francesco Rosano, ucciso nel 2008 e gli esponenti di vertice del gruppo Liotta–Mazzone, responsabili del triplice omicidio. L’omicidio di Alfio Neri avvenne in un altro contesto, il Ferragosto del 2008 venne raggiunto da 6 colpi di pistola mentre era alla guida del suo scooter in via Cattaneo ad Adrano, tentando invano la fuga. L’agguato scattò a seguito di contrasti tra i clan rivali adraniti, le indagini accertarono come il movente dell’omicidio fosse da collegare ad una ritorsione attuata dal clan Santangelo ai danni del gruppo di Francesco Coco, uomo di spicco del clan Scalisi, collegato alla famiglia mafiosa catanese dei Laudani, alla quale Neri era legato pur non essendo un affiliato.
Dalle indagini emersero anche i contrasti tra il clan Santangelo e Scalisi, in cui Coco ricopriva all’epoca un ruolo centrale nell’ambito della riscossione delle estorsioni. Ma la svolta sui due omicidi è avvenuta quando alle prime indagini si sono aggiunte le dichiarazioni di collaboratori di giustizia adraniti, tra cui Giovanni La Rosa, Vincenzo Rosano, Francesco Rosano, Valerio Rosano. Alla luce di tutto questo è risultato un quadro probatorio che, oltre a confermare il movente dei due omicidi, ha fatto emergere gli indizi di colpevolezza a carico di Gianni Santangelo, Antonino Bulla quali esecutori materiali dell’omicidio di Francesco Rosano e a carico di Gianni Santangelo, Antonino Bulla, Salvatore Crimi e Alessio Samperi quali esecutori materiali dell’omicidio di Alfio Neri. Salvo Sidoti Fonte “La Sicilia” del 30-11-2023