Quarant’anni fa, dopo un rodaggio nel campionato Csi, l’Aquila Bronte cominciava il suo lungo, glorioso, percorso nel mondo del volley. Non era semplice vincere in una città, sì, orgogliosa, operaia, anche ambiziosa. Territorialmente e per numero di abitanti, Bronte non è Catania ed è lontana dal capoluogo. Si disse: sarà una meteora. Nulla di più sbagliato: «A fondare il club furono un gruppo di amici capitanato da Nino Piazza e da mio padre Ignazio – ricorda Franco Cartillone – Poi arrivarono Nunzio Faranda, Silio Barbagallo, Michele Biondi, la dinastia dei Capace».
Franco Cartillone è stato, con Egidio Zerbini, il simbolo dell’Aquila: ieri atleta dell’elevazione spaventosa, oggi tecnico della Serie C e padre di Gabriele, atleta che a 17 anni ha già disputato una marea di finali regionali, anche nazionali, ed è uno dei selezionati etnei più promettenti: «Mi rivedo in lui e mi emoziono – ammette Cartillone – ha un carattere anche duro, ambizioso». L’Aquila dei pionieri conquistò una serie impressionante di promozioni: arrivando fino in C con Elio Motta in panca e con Flavio Elia, Ignazio Barchitta, l’indimenticabile Enrico Escher tra i protagonisti». Undici campionati in B dal 1979 al ‘90: «Era – ricorda Cartillone – il periodo in cui arrivavano i primi argentini: Fernandez portò la novità dell’attacco dalla seconda linea e la battuta in salto. Nicky Lo Bianco, Pistorio, Paolo Reale, Timpanaro furono allenatori di lusso». Cartillone ha smesso di giocare a 40 anni, dopo 16 anni di fila, con una promozionie in C, poi ha cominciato ad allenare e non ha più smesso.
Il presidente attuale è Francesco Messineo, dal 98 in dirigenza: «Rilevammo la società qualche mese prima – racconta – con in cima il compianto Alberto Meli; è stato fondamentale per noi, se n’è andato troppo presto, ha lasciato l’impronta e continuiamo nel suo nome. Oggi faccio il presidente per onorare la sua memoria». Il punto più alto della storia è datato 1987. L’Aquila approda agli spareggi per l’A2, ma affronta Pescara e Concerie Arno: «Tra i toscani giocava Marco Bracci, futuro colosso della Nazionale – ride di gusto, Cartillone – perdemmo e un nostro dirigente a fine gara lo agganciò per farlo approdare in Sicilia. Missione fallita: Bracci avrebbe, da lì a poco, schiacciato in A1». Con Meli al timone, l’Aquila vince la C, la B2, arriva in B1 formando squadra con Benassi, Carozzo, Pasciuta, Martinengo, Magrì. C’è, più che mai, Egidio Zerbini, 30 anni di salti a Bronte, la persona più rappresentativa della storia dell’Aquila, che vinse anche un titolo Csi junior nel 2009 battendo l’Anderlini Modena. A 17 anni era in B, adesso gioca ancora in Serie C. Non vuol dire quanti anni abbia. Un no secco a chi chiede informazioni, così come un giorno disse no a proposte e soldi del Napoli che lo voleva in organico in Serie A2. Bronte, 100 tesserati, 55 dei quali giovani, farà una festa per 40 anni tra qualche mese. Ricorderà la propria storia, ma non è una commemorazione che fa rima con resa. Al contrario: l’attività continuerà col vivaio che sfida Catania e, qualche volta, vince. Con la prima squadra che indossa una maglia storica e s’allena per un anno intero per schiacciare più forte di chiunque altro. Giovanni Finocchiaro fonte “La Sicilia” del 10-06-2013