I carabinieri del Nas di Catania, nel corso di controlli preventivi contro la diffusione del COVID-19, hanno individuato nell’hinterland catanese una struttura socio-assistenziale per anziani abusiva, con gravi irregolarità e senza le più elementari misure per la prevenzione e il contenimento della malattia infettiva. L’attività pianificata dal Comando Carabinieri per la Tutela della Salute, da cui dipendono i N.A.S., di concerto con il Ministero della Salute, prevede infatti strategie investigative capaci di garantire concreta vigilanza sui servizi di assistenza offerti dalle strutture socio-residenziali alle fasce più deboli della società, in particolare nei confronti degli anziani non autosufficienti, particolarmente esposti al rischio di infezione da coronavirus SARS-COV 2. All’atto del controllo gli ospiti risultavano accuditi unicamente dal responsabile della struttura, una donna di 46 anni munita esclusivamente di un attestato di operatore socio-assistenziale, che si adoperava, insieme al proprio convivente, ad assolvere alle quotidiane mansioni domestiche e di assistenza minimale agli anziani, tra l’altro affetti da patologie inabilitanti.
La situazione venuta agli occhi dei militari era veramente preoccupante: la comunità alloggio era costituita da un piccolo appartamento con evidenti carenze strutturali, ove erano stati ricavati ben sette posti letto di cui due occupati permanentemente dalla coppia, che viveva negli stessi ambienti destinati agli anziani, senza i benché minimi accorgimenti o protezioni contro il potenziale contagio del virus e la totale assenza degli standard organizzativi e funzionali previsti dalle normative in materia. Gli anziani, ultrasettantenni e non autosufficienti, a fronte del pagamento di cospicue rette mensili, erano costretti a convivere in camere anguste, mancanti di adeguati servizi igienici, senza sistemi di riscaldamento e di climatizzazione ed in evidente stato di abbandono, considerata la mancanza di adeguato personale qualificato che avrebbe dovuto accudirli (operatori sanitari, infermieri professionali, assistenti sociali o educatori/psicologi e animatori). La responsabile della struttura, già nota ai militari per la precedente gestione di un’analoga struttura socio-residenziale abusiva nella zona ionica, è stato denunciata all’Autorità Giudiziaria. La comunità alloggio è stata chiusa.