Mondo politico in fermento per salvare la sanità locale. Paternò resta in prima linea nell’attività di dialogo avviata già da alcuni giorni nel tentativo di salvare il salvabile. Si lavora per evitare la chiusura dell’ospedale paternese e con esso quello di Biancavilla, e la loro possibile riconversione in nosocomi di lungo degenza. Si tenta il dialogo politico, in una fase in cui, il piano di rientro non è ancora diventato legge e, quindi, riscrivibile in alcune sue parti. Nell’incontro di mercoledì sera, a Palazzo Alessi, sotto esame sono finiti, ancora una volta, i tagli previsti per i posti letto degli ospedali dell’Ausl3. Secondo il piano Russo, si dovrebbe passare dagli attuali 770 posti a 175. A conti fatti, basta poco per capire che dei sei ospedali attuali (Paternò, Biancavilla, Militello in Val di Catania, Bronte, Acireale e Giarre) ne resterebbe soltanto uno. In quest’ultimo caso, il sopravvissuto dovrebbe essere il nosocomio di Acireale. Come detto l’argomento è stato al centro di un incontro a Palazzo Alessi, al quale hanno partecipato i sindaci di Paternò (Pippo Failla) e Santa Maria di Licodia (Salvo Rasà), alcuni operatori sanitari degli ospedali di Paternò e Biancavilla, l’assessore provinciale, Francesco Ciancitto, alcuni consiglieri comunali ed il deputato regionale, Marco Falcone, segretario della commissione regionale alla sanità. Proprio a Falcone è toccato il compito di rassicurare gli animi e di farsi portavoce per ottenere un’audizione a Palermo, così come richiesto dai consiglieri comunali. «La legge non è ancora stata approvata – ha evidenziato l’onorevole Marco Falcone – C’è una proposta del Pdl ed anche del Pd, che vanno esaminate». All’ARS, dunque, sicuro dibattito. Il Pdl così come il Pd hanno espresso, più volte di non essere d’accordo con questi tagli ed alla visione «cataniacentrica» del piano di rientro.
Ma. Sot. Fonte “La Sicilia” del 17-10-2008