INTERVENGONO ANCHE I VIGILI DEL FUOCO DI MALETTO (ndr)
Fiamme alte e un rogo che ha distrutto tutto. Il magazzino della «Sicil Sapori», importante società biancavillese di lavorazione e commercializzazione di agrumi di Piano Rinazze, è stato completamente devastato da un incendio, divampato nella notte. Non si ha al momento la certezza sull’origine dolosa, ma quella della mano criminale è senz’altro un’inquietante e drammatica ipotesi. Anzi, è la pista numero uno presa in considerazione dai carabinieri. Certo è che i danni sono ingentissimi: svariate centinaia di migliaia di euro, secondo una prima stima.
Oltre alla struttura (estesa per 1500 mq), ai macchinari e alle catene di lavorazione, sono andati in fumo cassette di plastica e pedane in legno per la sistemazione degli agrumi. I vigili del fuoco hanno impiegato circa sei ore per domare le fiamme. Oltre alla squadra del distaccamento di Adrano, è stato necessario l’impiego dei colleghi di Paternò e di Maletto e l’arrivo di un’autobotte da Catania. Un’azienda che da qualche anno accusava difficoltà e che adesso si trova a tutti gli effetti in ginocchio. Una delle più rappresentative di Biancavilla (costituita da cinque soci nel 1991) con rapporti commerciali in tutta Italia e anche in Europa. Oltre ai lavoratori direttamente impiegati, c’è da considerare il vasto indotto: alcune centinaia di persone. Tutte preoccupate ora che quest’atto possa significare la fine di una storia cominciata quasi 25 anni fa. La zona di Rinazze da anni è presa di mira da razziatori di arance, olive e fichidindia e da ladri di ferro e rame. Non passa settimana che le aziende o gli agricoltori non subiscano furti o danneggiamenti. Il consorzio Euroagrumi, che qui ha la propria sede, da mesi lancia appelli alle istituzioni. Ma finora sono rimasti inascoltati. Il presidente Salvatore Rapisarda, dopo l’incendio alla “Sicil Sapori”, ha chiesto un incontro urgente al prefetto di Catania. «Ci vuole – sottolinea Rapisarda – una risposta forte, non è più un problema di presenza di forze dell’ordine. Ci vuole una mobilitazione generale perché qui si gioca con il pane di centinaia di famiglie. In queste condizioni le aziende vanno via da qui. E se c’è un disegno criminoso dietro, vuol dire che si compromettono la vita sociale e l’ordinamento civile».
Vittorio Fiorenza Fonte “La Sicilia” del 17-02-2015