La decisione è senza precedenti, forte di un malcontento che da anni dilaga da Trapani fino a Catania. I sindaci dei Comuni siciliani, infatti, hanno messo in atto una protesta epocale. Hanno deciso di sospendere le procedure di approvazione dei bilanci di previsione, i cui termini per molti di loro sono scaduti ieri, fino a quando non otterranno risposte concrete dal Governo nazionale e da quello regionale. Chiedono maggiori risorse per i Comuni dell’Isola e meno vincoli per garantire servizi essenziali ai cittadini. Ribadiscono la necessità di riassegnare al bilancio di previsione la sua dignità di strumento di programmazione per pianificare investimenti nell’interesse delle comunità e di superare l’inadeguatezza degli strumenti legislativi esistenti sul piano della finanza locale, dei tributi locali e per la gestione delle crisi finanziarie degli enti locali. La decisione di protestare è stata assunta durante Consiglio dell’Anci, presieduto da Leoluca Orlando, dove circa 100 sindaci hanno approvato un documento sostenuto soprattutto dal sindaco di Randazzo, Francesco Sgroi: «Questa protesta parte dal basso. Non è addebitabile ad alcun sindaco in particolare, ma a tutti – spiega Sgroi – sono stato io, a nome di tanti colleghi, a telefonare alla segreteria dell’Anci per chiedere un loro intervento. Il presidente dell’Anci si muove su nostra sollecitazione».
Poi entrando in merito alle richieste afferma: «Il bilancio di previsione non è più lo strumento principe di programmazione. Un tempo si fondava sui trasferimenti dello Stato, mentre oggi le norme impongono ai Comuni di basarlo sulla riscossione dei tributi. Tributi che soprattutto oggi, in piena crisi economica dettata dal Covid, è difficile riscuotere. E se a questo aggiungiamo che non sappiamo mai quando riceveremo i trasferimenti per solidarietà ed investimenti da parte degli enti sovracomunali, è facile intuire come la sorte degli Enti locali sia scontata. Di conseguenza –continua quasi provocatoriamente – o il Governo nazionale riscuote i tributi, oppure trova insieme ai sindaci una soluzione. Noi chiediamo, oltre ad ottenere i trasferimenti nei tempi dovuti, che venga rivista la norma che ci costringe ad accantonare nel bilancio e quindi non utilizzare il fondo crediti di dubbia esigibilità, ovvero l’ammontare dei tributi che i cittadini non hanno pagato. Una norma capestro che ci toglie liquidità». «A lungo insieme a Sgroi abbiamo riflettuto – aggiunge Nino Naso, sindaco di Paternò – poi abbiamo deciso di interessare l’Anci. La situazione per i Comuni è diventata insostenibile. E ricordatevi che i sindaci sono l’interfaccia fra le istituzioni ed i cittadini». «A giorni organizzeremo un’altra assemblea che si preannuncia ancora più partecipata – spiega il segretario dell’Anci, Mario Alvaro – la protesta arriva dopo alcuni tentativi di interlocuzione risultati vani. Forse perché il problema non è sentito in tutto il territorio nazionale. Il Sud, però, ne soffre terribilmente ed è bene che se ne prenda atto, perché le attuali norme provocano nei Comuni un deficit strutturale che costringono i sindaci a dei tagli anche su settori importanti come la spesa sociale».
E sono tanti i sindaci che appoggiano l’iniziativa. Pippo De Luca di Maletto ha già approvato il suo bilancio, ma afferma: «A stento facciamo quadrare i conti – afferma – e se tanti utenti non pagano la Tari, con queste norme, per pagare per intero il servizio della raccolta dei rifiuti, dovrei aumentare le tariffe, sobbarcando il costo in più agli onesti che pagano. Non è giusto». Ma cosa accadrà se i Governi sovracomunali non ascolteranno i sindaci? «Mi auguro non si arrivi a questa rottura. – afferma Giovanni Burtone, sindaco di Militello in Val di Catania – le istituzioni dovrebbero rispettarsi reciprocamente. La nostra protesta ha fondamento. Non chiediamo una rivoluzione nel sistema della fiscalità, ma solo due provvedimenti chiari. Bisogna ridurre l’accantonamento in bilancio del fondo crediti di dubbia esigibilità e poi garantire ai Comuni date certe sui trasferimenti del fondo investimenti. Sappiate che oggi, giugno 2021, ancora aspettiamo le risorse che dovevamo ottenere a gennaio 2020». I sindaci che aderiranno alla protesta adesso approveranno una delibera in cui spiegheranno le ragioni per cui non hanno formulato i bilanci. La stessa sarà poi inviata alla Corte dei Conti, agli organismi nazionali e regionali e sottoposta anche all’attenzione dei 9 prefetti dell’Isola. GAETANO GUIDOTTO Fonte “La Sicilia” del 01-06-2021