Sono arrivati i richiedenti asilo che occuperanno gli appartamenti dello Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) di Bronte. Sono 10 ragazzi che sono fuggiti dall’Asia. Due provengono dall’Iran, tre dal Pakistan e cinque dall’Afghanistan. La loro età va dai 23 ai 38 anni e raccontano tutti terribili storie di violenza e dittatura. I due dell’Iran descrivono una capitale, Teheran, schiacciata da una totalitarismo ferreo e fondamentalista che, non solo «comprime le menti e tenta di plasmarne i pensieri», ma discrimina il popolo curdo. Tutti gli altri scappano per sfuggire ai Talebani che minacciano di morte i giovani che non vogliono arruolarsi nel loro esercito. Un ragazzo afgano ha addirittura raccontato di portare due grosse ferite, frutto del suo rifiuto ad arruolarsi. Nessuno di loro è laureato, sono tutti diplomati o con la licenza elementare e nei loro Paesi sono stati commercianti, artigiani e autisti, a eccezione del più giovane che ha appena lasciato gli studi. «Fuggiamo dai nostri Paesi e speriamo di trovare un futuro in Italia, dove un giorno contiamo di poter portare anche le nostre famiglie hanno confidato al sindaco, Pino Firrarello, che prima di accoglierli li ha voluti conoscere uno per uno e fare una chiacchierata, per ascoltare le loro storie e capire quali sono le loro speranze. Acuni di loro hanno già un progetto in mente. Qualcuno, infatti, aspetta di poter andare a Milano dove degli amici lo aiuteranno a trovare un lavoro. Molti di loro parlano inglese perché sono già stati accolti in Norvegia o in Inghilterra o vengono da Paesi in cui l’uso di quella lingua è molto diffuso. Tutti sperano di ottenere lo status di rifugiato politico. «Rimarranno qui per 6 mesi – dice la coordinatrice dello Sprar di Bronte, Tiziana Tardo – in questo periodo frequenteranno corsi di alfabetizzazione e di formazione in base alle loro attitudini. Daremo loro l’opportunità di effettuare dei tirocini formativi nelle aziende. In verità aspettano di essere ascoltati dalla Commissione territoriale di Catania in attesa di ottenere definitivamente lo status di rifugiato politico che li renderà cittadini liberi». «L’ospitalità che diamo ai rifugiati – ha affermato il sindaco Pino Firrarello – è dovuta per solidarietà ed amicizia nei confronti di quei popoli che hanno bisogno. Sappiamo quanto difficile sia la vita in Medio Oriente, dove spesso la dignità umana viene calpestata. E noi brontesi che abbiamo dato i natali a Nicola Spedalieri, precursore del rispetto dei diritti dell’uomo, non potevano certo girarci dall’altra parte».
Fonte “La Sicilia” del 06-12-2014