L’azienda “Sicilia Inerti di Giacomina Barbagiovanni”, nota cava di frantumazione di pietre e minerali di Bronte, non è più sotto sequestro. I giudici della seconda sezione penale della Corte di Appello di Catania hanno accolto il ricorso presentato dalla titolare dell’impresa e hanno revocato il sequestro e la confisca non solo dell’azienda, ma anche di alcuni terreni, conti correnti e automezzi sequestrati dalla Dia di Catania ad Antonino Sciacca, marito di Giacomina Barbagiovanni, arrestato nell’operazione “Tunnel”. Ai tempi la Dia, infatti, sequestro la cava perché il Tribunale pose l’attenzione sui beni della famiglia Sciacca ed inoltre evidenziò una sproporzione fra i sui redditi ed i beni in possesso ipotizzando che questi fossero di provenienza illecita. La Corte di Appello, accogliendo le tesi dell’avvocato difensore Carmelo Peluso, ha smontato queste tesi in quanto non ci sarebbe “correlazione temporale” tra l’epoca di acquisto del bene confiscato e la presunta manifestazione della pericolosità sociale di Sciacca, la cui posizione fu comunque dallo stesso Tribunale considerata marginale e non pericolosa. Infine la Corte d’Appello non ha rinvenuto «una sostanziale sproporzione tra le entrate e le uscite del nucleo familiare dello Sciacca». «Ringrazio l’avv. Peluso –ha dichiarato la signora Giacomina Barbagiovanni attraverso i figli – ed i giudici per aver restituito verità e giustizia». Fonte “La Sicilia” del 24-06-2018