Se il Comune di Bronte avesse pagato nel 1997 avrebbe sborsato un miliardo e 300 milioni delle vecchie lire. Oggi che la vertenza è stata chiusa, dopo sentenze, pronunciamenti e ricorsi, che con il tempo hanno fatto maturare interessi e rivalutazioni, ha pagato ben un milione e 650mila euro, più del doppio, quasi il triplo. Parliamo dell’antica querelle sull’esproprio del terreno di oltre 5000 metri quadrati dove è stata costruita la piscina comunale di Bronte. Querelle che il sindaco, Pino Firrarello, è riuscito a chiudere dopo circa 35 anni di battaglie legali, convincendo il proprietario del terreno a restituire al Comune ben 150mila euro del milione e 800mila euro che aveva incassato a seguito di una sentenza. Tutto è nato negli anni 70, quando il Comune, per realizzare la piscina, occupò impropriamente un terreno. Ne nacque un contenzioso che ha visto anche l’istituzione di un Collegio arbitrale che, nel 1997, decise che il proprietario doveva essere risarcito con un miliardo e 300 milioni delle vecchie lire. Allora il Comune di Bronte, però, impugnò la decisione degli arbitri, prolungando il contenzioso. Dopo tante udienze, nel gennaio del 2009, il giudice ha reso esecutiva la decisione degli arbitri, consentendo al privato di incassare le somme stabilite che, con gli interessi maturati, diventarono ben un milione e 800mila euro. «Ovvio – afferma Firrarello – che sarebbe stato meglio risolvere la questione nel 1997». Dopo 2 mesi, però, un altro giudice ha imposto al privato di restituire le somme, non perché queste non gli spettassero, ma perché quei soldi erano impignorabili. Ne scaturirono altri ricorsi da entrambe le parti, con il rischio che gli interessi aumentassero ancora. «Comunque andasse – dice il sindaco – il privato doveva essere risarcito. Noi gli abbiamo chiesto di restituire 150mila euro dalle somme già ottenute e di chiudere la partita. Alla fine così è stato. Riteniamo di aver fatto giustizia, ma soprattutto buona amministrazione, salvaguardando le casse del Comune». E così alla fine entrambe le parti contente. Il Comune chiude una vertenza decennale e non ha più la spada di Damocle sulla testa del continuo e galoppante aumento degli interessi su una somma che comunque doveva pagare, e il privato, anche se dopo 40 anni, ha tratto dalla sua terra un bel gruzzolo.
Fonte “La Sicilia” del 01-12-2013