Forse è arrivato al termine il calvario della famiglia di Antonio Zingale e Angelica Paterniti, che dopo oltre 4 anni sono riusciti a tornare nella propria casa di via Etna, dopo un ennesimo gesto di protesta da parte dell’uomo, che è salito sul tetto di casa con la minaccia di buttarsi se non ci fosse stata una conclusione della vicenda, una protesta già fatta nel 2019, ma nonostante le promesse nulla era cambiato. Finalmente il Comune di Bronte ha rilasciato l’autorizzazione per poter rientrare in casa, e solo allora Zingali è sceso dal tetto e ora la famiglia è alle prese con le necessarie pulizie. La vicenda ha avuto inizio nel marzo del 2018, quando nel terreno a monte della loro casa, una ditta che eseguiva dei lavori per conto della Fce, ha posizionato una cisterna di gasolio, che purtroppo ha perso il contenuto, finendo nel terreno adiacente alla casa di Zingali, contaminandolo. Da lì è iniziato il calvario dei due coniugi e dei loro due figli, uno allora di soli 10 mesi. Furono sfrattati da casa, dove, fino ad ora, non erano più riusciti a rientrare. In un primo tempo, la ditta ha provveduto al pagamento dell’affitto di un’altra casa, per circa un anno, in seguito, dopo aver cambiato casa, i coniugi hanno pagato loro l’affitto, che in alcuni casi, dopo numerosi solleciti, è stato rimborsato dalla ditta. «Finalmente possiamo rientrare a casa, dopo oltre 4 anni da questa brutta vicenda –dichiarano i coniugi – solo quando abbiamo avuto la certezza dell’autorizzazione abbiamo messo fine alla protesta. Da 4 anni viviamo un incubo, in attesa dei procedimenti giudiziari in corso, con il rinvio a giudizio per l’impresa nel processo penale, e il procedimento civile in corso, abbiamo ancora la casa sottosopra, ma per noi comincia una nuova vita».
Nel frattempo, gli interventi degli enti competenti sono andati avanti: la ditta, con un particolare macchinario, ha eseguito una sorta di bonifica, che comunque non ha dato i risultati sperati, e per questo dovrà eseguire un monitoraggio trimestrale per ora, e semestrale in seguito. L’Asp, invece, ha chiesto alla ditta di eseguire dei lavori di scavo con la messa in posa di una camera d’aria per separare i confini della casa dal terreno contaminato. LUIGI SAITTA Fonte “La Sicilia” del 12-07-2022