«La lingua inglese non andrà certamente in soffitta, ma con la “new economy” in futuro si parlerà cinese». A sostenerlo – e non sappiamo fino a che punto scherzando – sono i 30 ragazzi del liceo della comunicazione «Nicola Spedalieri» di Bronte, che hanno appena concluso il primo corso di lingua cinese. Diviso in una prima fase (attività di base) e una seconda fase (attività di potenziamento), il corso prevedeva lettura e conversazione, e un attestato finale valido per il credito formativo. A insegnare una professoressa madrelingua, che si chiama Quan Shiran, entusiasta dell’iniziativa. «La sollecitazione è arrivata dal ministero – spiega il dirigente Mario Fioretto – che insieme al potenziamento della lingua inglese, ritiene opportuno che si insegni anche il cinese. Noi, grazie anche alla nostra docente madrelingua, siamo riusciti a fare conversare i ragazzi in cinese, e il prossimo anno otterremo la certificazione di “Competenza Linguistica del ministero cinese dell’Istruzione” da parte dell’Istituto Confucio che, fino a oggi, è possibile ottenere soltanto presso le Università di Torino ed Enna». Entusiasti i ragazzi che ritengono quella cinese, la lingua del futuro: «Onestamente, mi ha incuriosito la novità – ha affermato Emanuele Caruso – ma, alla fine, è stata una bella esperienza. Non so se conoscere il cinese mi aiuterà a trovare lavoro, ma oggi la considero una opportunità in più». «Il cinese si sta espandendo – aggiunge Giuseppe Reale – e poi è stato appassionante studiare i suoi segni, simbolo di una cultura e di un modo di comunicare completamente diverso dal nostro».
Gaetano Guidotto fonte “La Sicilia” del 04-08-2010