Avevo già sentito parlare del Collegio Capizzi. Nel film di Vancini sulla tragedia di Bronte l’avvocato Cesare, che falsamente si qualifica come “liberale da prima del ’48”, presenta a Bixio padre Palermo, “direttore del collegio Capizzi, che avrà l’onore e il piacere di ospitarvi”. E aggiunge: “Il collegio è l’unico asilo confortevole di questo nostro disgraziato paese”. Ma la pia istituzione non è solo un asilo: è il cuore della restaurazione. Così ospita il processo che condanna a morte il più liberale e garibaldino dei notabili locali, l’avvocato Lombardo. Me ne sto pacifico a sorbire un gelato al pistacchio in corso Umberto, a pochi metri dal Collegio Capizzi, quando vedo un traffico di pie donne attorno alla chiesa del Sacro Cuore, contigua al venerando convitto di cui sopra. Entro, e tra incensi e canti vespertini scopro una navata barocca restaurata come una bomboniera. Subito apprendo alcune “mirabilia”. Primo, il rifacimento è firmato da ambienti Fininvest. Secondo, il Capizzi è stato il collegio di Dell’Utri. Terzo, li hanno studiato altri siciliani vicini al potere di Berlusconi. Ma le sorprese non finiscono. Mentre ordino un secondo gelato al pistacchio, ecco che si apre scricchiolando il portone del collegio. Ne vedo uscire un omino nero in clergyman con in mano un mazzo di chiavi. Curvo, sui novant’anni, se ne va, quasi invisibile nello struscio serale, cui non pare minimamente interessato. E’ il direttore, don Giuseppe Zingale, il maestro di Dell’Utri. Pare che dorma nello stesso appartamento in cui fu ospitato Bixio. Mio Dio, lì dentro non è cambiato, niente. Il consiglio di amministrazione è ancora da Ancien Régime: due preti, un avvocato, un nobile e un borghese. Possibile che tutta sia così leggibile? In chiesa, sulla sinistra, c’è un altare moderno in bronzo di pessimo gusto. Contiene le ossa del fondatore, Ignazio Capizzi vissuto nel Settecento, qui trasferite da Palermo, e indovinate da chi? Per conto e con i soldi di Dell’Utri. Sotto c’è una calorosa dedica, ma le manca la firma, e la firma, mi spiegano, era ancora di Dell’Utri. L’hanno raschiata via da poco, da quando l’uomo che ha determinato il potere di Berlusconi, è caduto in disgrazia. LETTERA DI BIAGIO SAITTA INVIATA A “LO DICO ALLA SICILIA” E PUBBLICATA IL 25-08-2017