“Davide porta in tribunale Golia”. Così 3 anni fa i quotidiani veneti hanno titolato la vicenda che interessò il “Consorzio società manifatturiere” di Bronte che intentò causa alla Diesel di Renzo Rosso, perché questo aveva diminuito fino ad annientare le commesse di produzione di jeans.
Bene: il piccolo “Davide” ha nuovamente battuto il suo gigante. Il giudice monocratico del Tribunale civile di Bassano del Grappa, Paolo Velo, infatti, ha condannato la Diesel Spa di Renzo Rosso. Il dispositivo parla chiaro: la holding di Rosso dovrà ripristinare le commesse di lavorazione al Consorzio siciliano manifatturiero nella misura che sarà determinata nel proseguo del giudizio. Oltre a ciò dovrà risarcire i danni patiti dal Consorzio brontese per l’illegittima riduzione delle commesse da calcolare, anche queste, successivamente. L’accusa che le imprese siciliane al tempo della vicenda avevano lanciato al colosso veneto era grave, ma difficile da dimostrare. Secondo il Consorzio siciliano, infatti, la Diesel avrebbe prima convinto le imprese brontesi ad investire e poi avrebbe tolto le commesse con la scusa di un calo delle vendite, quando invece, a loro dire, avrebbe soltanto delocalizzato il lavoro dove questo costa meno. Per questo gli imprenditori brontesi si sono rivolti al giudice che oggi ha dato loro ragione. Una sentenza storica non solo per le aziende del Consorzio, ma per l’intera Bronte che fino al 2008 vantava uno dei settori tessili di maggiore rilievo in Italia, che dava lavoro a circa 1.000 persone, compreso l’indotto, e che oggi vede impiegata una forza lavoro che forse non supera le 300 unità. Per questo, vista la grande crisi occupazionale e sociale che la riduzione della commesse ha comportato nella cittadina, al processo a Bassano del Grappa si è costituito “ad adiuvandum” anche il Comune di Bronte, che oggi accoglie con gioia la decisione sperando che assieme alla giustizia torni anche il lavoro. «Noi – ha affermato il sindaco Pino Firrarello – ci siamo costituiti per difendere quasi 40 anni di storia della nostra economia, la professionalità dei lavoratori tessili brontesi riconosciuta ovunque ed i posti di lavoro. Nessun Comune d’Italia come Bronte, nonostante la crisi, ha perso circa 300 posti di lavori in così poco tempo. I ringraziamenti alla Magistratura veneta sono doverosi». A rappresentare le aziende siciliane sono stati l’avvocato Giorgio Floridia del Foro di Milano e l’avvocato Angelo Maiolino. «Diesel – afferma l’avvocato Floridia – pretese che il Consorzio di Bronte lavorasse in esclusiva per loro, autorizzandoli ad effettuare i necessari investimenti per completare il ciclo produttivo. Questo ha determinato un abuso di dipendenza economica che il Giudice ha riconosciuto e condannato».
Il fondatore del “Consorzio società manifatturiere” di Bronte, Franco Catania, nonostante la vittoria sembra non gioire e, quasi quasi, tendere la mano al suo avversario: «Questa vicenda – ci dice – è finita bene, ma noi non siamo ricorsi in Tribunale per rivendicare giustizia. Il nostro intento era, ed è, solo quello di avere restituito lavoro. Pensiamo, infatti, alle nostre aziende ai nostri lavoratori che in questo momento stanno vivendo momenti difficili ed a tutta la società brontese. Per noi – continua – anche l’ottenimento del risarcimento del danno passa certamente in secondo piano di fronte alla possibilità di vedere nuovamente le nostre imprese lavorare come un tempo. Io conosco Renzo Rosso da tempo, – siamo addirittura coetanei e sono convinto che se avesse curato personalmente questa vicenda non saremmo arrivati a questo punto. Forse si è fidato dei suoi consulenti che hanno esclusivamente badato al risparmio dell’azienda senza considerare l’altissima qualità del prodotto che riceveva da Bronte». E la sentenza è stata accolta con soddisfazione dal mondo sindacale: «Speriamo che presto le decisione del Giudice si trasformi nella ripresa dei posti di lavoro – ci dice Gino Mavica della Cgil – In questi mesi ci siamo battuti per far ottenere ai lavoratori la cassa integrazione in deroga. Vederli ritornare a lavorare sarebbe bellissimo». «Finalmente una buona notizia per i lavoratori – ha affermato Nino Galati della Cisl – La Magistratura ha restituito a Bronte quello che la Diesel gli aveva tolto». «Accogliamo con soddisfazione la vittoria del Consorzio – ha affermato Giuseppe Di Mulo della Ugl – Speriamo che questa sentenza rappresenti la svolta per il lavoro in questa citta». Ovviamente è facoltà della Diesel impugnare la sentenza, ma questo si vedrà in futuro.
L. S. Fonte “La Sicilia” del 05-05-2013
DODICI AZIENDE CHE DAVANO LAVORO A 600 DIPENDENTI
Prima della crisi, quando il Polo tessile di Bronte attirava le più importanti aziende nazionali produttrici di capi di abbigliamento, erano 12 le aziende tessili brontesi che confezionavano soprattutto jeans, dando lavoro a quasi 600 dipendenti e producendo più o meno altri 400 posti di lavoro nell’indotto. Adesso la situazione è diversa. Secondo alcuni dati forniti dalle organizzazioni sindacali del comparto, il settore tessile brontese oggi dà lavoro a non più di 400 operai, mentre l’indotto si è estremamente ridimensionato, al punto da non far lavorare più di 100 addetti. In particolare il “Consorzio società manifatturiere” di Bronte che ingloba anche la “Bronte jeans”, prima della diminuzione della commesse da parte della Diesel dava lavoro a circa 300 operai. Oggi a lavorare sono più o meno 100, in 180 percepiscono la cassa integrazione, e il resto non lavora e non percepisce alcuna indennità. Questa sentenza fa sperare soprattutto loro.
L. S. Fonte “La Sicilia” del 05-05-2013