I tre istituti scolastici di Bronte insieme nel fermare la triste e dilagante piaga del bullismo e dei suoi devastanti effetti anche attraverso un uso inconsapevole della rete e dei social, oltre che della violenza di genere. Un’emergenza, quella della violenza tra giovanissimi, che trova un argine in percorsi educativi e incontri con esperti, studenti e insegnanti per rendere consapevoli i ragazzi e offrirgli sempre più strumenti. In quest’ottica va inquadrato l’interessante convegno, celebrato nell’auditorium del Real Collegio Capizzi dal titolo “Bullismo, Cyberbullismo e Violenza di genere – I difensori della legalità incontrano la Scuola”. Organizzato dalla media Castiglione e dagli Istituti superiori Capizzi e Radice, l’incontro ha visto, tra gli altri la partecipazione del Gip del Tribunale di Catania Marina Rizza. Presenti anche numerosi ospiti. Dopo i saluti introduttivi delle dirigenti degli istituti, del sindaco, Pino Firrarello, e dopo la relazione introduttiva ai fenomeni da parte della professoressa Maria Giovanna Mavica, moderati dalla prof. Mariella Guarnera sono intervenuti i relatori. Per primo il capitano Luca D’Ambrosio, comandante della Compagnia carabinieri di Randazzo: «L’errore che possiamo compiere è considerare certi fenomeni normali. Il bullismo è una pressione fisica psicologica ripetuta e il bullo non va giustificato in alcun modo. La vittima di sente senza scampo. Non è in grado con le proprie forze di uscirne. Per combattere questa piaga è importante conoscere e prevenire».
Interessanti le relazioni dell’avvocato Samantha Lazzaro, vice presidente dell’associazione Telefono Rosa di Bronte che ha spiegato le implicazioni legali del bullismo e della psicologa, anch’essa volontaria del Telefono Rosa, Valeria Leone pronta a spiegare le conseguenze psicologiche del bullismo. I lavori sono stati chiusi dalla relazione del giudice Marina Rizza che si è soffermata a trattare la violenza di genere e l’intervento dell’autorità giudiziaria che «interviene – ha detto – nei fenomeni di violenza purtroppo quando è troppo tardi. La realtà è che spesso il così detto “cattivo” si trova dentro la realtà familiare. Ci accorgiamo che purtroppo dilaga una cattiva educazione sentimentale e sessuale anche fra i ragazzini e una retriva considerazione della donna nelle stesse famiglie. I reati non sono più i classici stupri, ma violenze consumate all’interno degli stessi rapporti sentimentali. Stessa cosa per la pedopornagrafia. Non ci troviamo più di fronte al reclutamento di vittime per la produzione di immagini, ma allo scambio di immagini fra ragazzini, grazie anche alla tecnologia che ha reso la comunicazione disinibita e viziata». Fra gli interventi le esibizioni musicali dei ragazzi guidati dai professori Zuccarello e Recupero. Fonte “La Sicilia” del 29-05-2023