Hanno protestato pacificamente sulle scalinate del Tribunale di Catania, mentre all’interno si celebrava un udienza che poteva decidere il loro futuro. Si tratta di un buon numero degli oltre 200 lavoratori del «Consorzio siciliano manifatturiero» di Bronte, che dopo aver perso la famosa commessa della Diesel di Renzo Rosso, non ha più ricevuto le commesse neanche dalla Giada Spa. Per questo i lavoratori, guidati dall’amministratore delegato del consorzio tessile brontese, Giovanni Catania, davanti al Tribunale hanno distribuito un volantino con su scritto: «Rappresentiamo il resto dei lavoratori e le nostre famiglie. Abbiamo deciso di comunicare la nostra condizione in maniera composta e silenziosa, ansiosi di conoscere cosa ne sarà del nostro posto di lavoro. Siamo in cassa integrazione da diversi mesi e questa volta non per la crisi generalizzata che ha colpito tutto il settore, ma per il comportamento di Giada Spa che, nonostante l’esistenza di un contratto di fornitura con il nostro datore di lavoro, ha deciso di non adempiere più, determinando l’improvviso blocco delle commesse lavorative. Per tali ragioni è stata intrapresa un’azione giudiziaria che si sta discutendo in Tribunale. Non chiediamo privilegi – concludono – ma soltanto che venga fatta giustizia in quanto non riteniamo giusto che le solite aziende del nord possano pensare di operare nei nostri territori senza il rispetto delle regole». In effetti la situazione è particolarmente complessa. Dalle informazioni fornite dal Consorzio siciliano manifatturiero brontese sembrerebbe che, completati i capi estivi, Giada non avrebbe più fatto sapere nulla alle aziende brontesi riguardo alla fornitura invernale che ovviamente si prepara in estate. A questo punto il Consorzio, forte del contratto stipulato che prevedeva commesse fino al 2014, ha presentato ricorso al giudice di Bronte che però lo ha rigettato. Sull’intera vicenda, infatti, pende un’altra decisione in discussione al Tribunale di Adria, cui Giada Spa si è rivolta per contestare l’esistenza del contratto stesso. «La pendenza del giudizio davanti al Tribunale di Adria – ha scritto nell’ordinanza il giudice del Tribunale di Bronte, Cristiana Gaia Cosentino – avente per oggetto la declaratoria di inesistenza del contratto sulla quale è stato intrapreso il presente giudizio, dovrebbe indurre a sospendere questo processo, perché da quella controversia, dipende la decisione dell’istaurato processo». Il problema è che i tempi potrebbero essere lunghi, con gli avvocati del Consorzio brontese Massimiliano Pappalardo e Giovanni Pecorella di Milano, Marco La Mandini di Bologna ed Antonio Mauro Pappalardo del Foro di Catania che, invece, ritengono che ci siano gli estremi per esprimersi. Così hanno presentato ricorso in appello al collegio del Tribunale di Catania, composto da Antonella Balsamo (presidente) Vittoria Cariolo e Anna Maria Cristaldi, che ieri mattina ha sentito le parti e fra 20 giorni dovrà esprimersi.
Gaetano Guidotto Fonte “La Sicilia” del 20-09-2011