Per 4 ore e mezza sono rimasti sul tetto di una villetta in costruzione di via Emanuele Basile a Bronte. Poi, invitati dai carabinieri a scendere, hanno sospeso la protesta e sono tornati a casa. E’ la storia di otto lavoratori della società edile di Bronte “Pinzone costruzioni” che oggi si chiama “Dogi”. Intorno le 7 sono saliti sul tetto ed hanno iniziato a protestare rivendicando gli stipendi arretrati. Al loro fianco il segretario provinciale della Filea Cgil di Catania, Salvatore Papotto che ci dice: “I lavoratori stanno protestando perché da tempo aspettano dalle 3 alle 5 mensilità e 2 anni di oneri previdenziali. Oltre al Tfr. E’ vero che ci sono imprese edili che si trovano in grande difficoltà, ma non questa e non ci spieghiamo perché i lavoratori non vengono pagati. Si tratta di padri di famiglia e fra questi c’è chi deve provvedere a familiari malati o chi è prossimo a ricevere lo sfratto”. “Sono stato licenziato il 31 luglio – ci dice un lavoratore – ma da febbraio in poi non ho ricevuto lo stipendio. Abbiamo cercato il nostro datore di lavoro che ci ha sempre detto che ci avrebbe pagati, ma fino ad oggi niente. Noi non desisteremo dalla protesta perché abbiamo bisogno dei nostri soldi, io a casa ho due figli piccoli”. “Io sono stato licenziato ad aprile – aggiunge un altro lavoratore – e mi mancano 5 mesi di stipendio. Continueremo ad oltranza e se sarà il caso rimarremo qui anche la notte”. Appena lanciato l’allarme, sul posto sono arrivati i carabinieri della Compagnia di Randazzo, i vigili del fuoco ed il personale medico del 118 di Maletto. Presente anche l’assessore comunale Mario Bonsignore. I pompieri hanno gonfiato un materasso sotto l’impalcatura della villetta, temendo che qualcuno potesse lanciarsi, mentre il comandante della Compagnia carabinieri, capitano Cosimo Vizzino, insieme al vice comandante, il luogotenente Carlo Guarnaccia, sono andati a parlare con i lavoratori. Le trattative sono durate un bel po’, ma alla fine, intorno le 11,30, i lavoratori hanno deciso di sospendere la protesta e scendere. “Solo per il momento”, ribadisce la Fillea Cgil. “Chiederemo – spiega il segretario generale di Catania, Claudio Longo – che la Prefettura convochi il datore di lavoro, visto che per noi, almeno fino a stamattina, è risultato irraggiungibile. I lavoratori sono scesi grazie anche alle garanzie di collaborazione che ci sono arrivate dalle forze dell’ordine. Gli ex dipendenti hanno bisogno di risposte precise. Altrimenti la protesta continuerà più forte di prima”. In verità, i carabinieri hanno garantito l’ordine e l’incolumità pubblica, invitando i lavoratori a protestare nelle sedi competenti e non su un tetto. Il datore di lavoro, l’imprenditore Giuseppe Pinzone, però smentisce in parte sindacalisti e lavoratori. Annunciando già che si rivolgerà ai suoi legali affinchè verifichino se la sua immagine sia stata ingiustamente denigrata: “Io non ho mai negato un euro ad alcuno – ci dice – né tanto meno mi sono sognato di non pagare un dipendente che lavora con me da 30 anni. Chiariamo subito che gli stipendi che devono ricevere sono appena 2 e non 5 come dicono. E non li ho pagati a causa della crisi. Appena riceverò i mandati che aspetto, i primi ad essere pagati saranno i lavoratori. Per quanto riguarda gli oneri previdenziali, vi invito a verificare direttamente alla Cassa Edile, scoprirete che sono in perfetta regola”.
L.S. Fonte “La Sicilia” del 25-09-2013