Con una giornata di preghiera, e con la solenne processione, è stato festeggiato il Patrono di Bronte, San Biagio. Alle 10, la Santa Messa solenne, celebrata da Monsignor Pio Vigo. Alla fine delle celebrazioni è stata insignita la benedizione della gola, come vuole la secolare tradizione. Alla funzione era presente il sindaco, Graziano Calanna, con il presidente del Consiglio Nino Galati, diversi assessori e consiglieri. Presenti anche i Comandanti dei Carabinieri, maresciallo Muto, e della Forestale, Commissario Crimi e l’ex sindaco Pino Firrarello. Nel pomeriggio, dopo la Messa delle 16, la solenne processione che ha attraversato il centro del paese, accompagnata dalle confraternite, dalla banda San Biagio, e da tutte le autorità civili e militari. Di seguito le foto della giornata, e fra qualche giorno, anche il video, realizzato per la prima volta, dallo staff di Trc. Buona visione
San Biagio compie la sua vita terrena tra il III e IV secolo d.C. in Anatolia che oggi e’ considerata la Turchia orientale e che a quei tempi era una Provincia di romana chiamata Armenia Minor o Cappadocia.
Nasce intorno all’anno 245 probabilmente da una nobile famiglia armena. Come era usanza del tempo viene avviato agli studi filosofici e, successivamente, a quelli medici.
La tradizione ci tramanda una persona giusta e ricca di sani principi. Biagio si appassiona alla fede in Gesu’ a seguito di contatti con alcuni Cristiani. Biagio vive in un periodo particolare dell’Impero Romano in cui una serie di editti contrastano i Cristiani. Uno in particolare imponeva la sacralita’ della figura dell’imperatore e conseguentemente l’adorazione come divinita’.
Molto probabilmente la conversione di San Biagio avviene in questo periodo. E’ nella zona della attuale citta’ di Sivas (allora Sebaste) che si concentra l’attivita’ di San Biagio. E’ proprio in questa zona che Biagio, convertito alla fede in Dio, si sarebbe distinto per la grande carita’ d’animo e per le sue opere di misericordia che attuava verso i deboli, malati e moribondi.
Biagio venne investito dell’incarico di Vescovo di Sebaste nell’anno 285 d.C., tale investitura avvenne per acclamazione comune di clero e popolo. Biagio accetto’ tale incarico conscio di mettere ancora piu’ a rischio la sua vita, incurante dei pericolosi editti contro i Cristiani.
Sotto il Governatorato di Licino, nonostante l’Editto di Milano che concedeva una specie di amnistia religiosa e autorizzava una certa liberta’ di culto, vennero perpetrate una serie di stragi tra i cristiani con una ferocia inaudita; un vero e proprio accanimento contro i fedeli in Cristo sotto il quale cadra’ anche San Biagio.
A seguito di tali persecuzioni San Biagio visse buona parte del suo incarico ecclesiale nascosto in una caverna nei pressi di Sebaste con la compagnia di animali selvatici, che, come vuole la tradizione egli guariva con la sola parola. In questo luogo inospitale poche persone andavano a trovarlo per portagli cibo e soprattutto per ricevere benedizioni.
Ma accadde che soldati romani scoprirono la grotta e lo catturarono lo condussero in citta’.
La tradizione ci racconta che durante il tragitto verso la citta’, al passaggio del Vescovo prigioniero vi furono numerose conversioni al cristianesimo e altrettanti miracoli.
Uno degli eventi piu’ particolari e ancora ricordato ricorda di una mamma che si rivolse al Vescovo prigioniero per liberare il figlio dal soffocamento causato da una spina di pesce conficcata in gola; il fanciullo a seguito dell’intervento miracoloso del Santo ebbe salva la vita.
L’altro evento riguarda un lupo che aveva razziato un maiale ad una vecchietta procurandogli grave danno, l’intervento di San Biagio amico degli animali fece si che il lupo restituisse alla donna il maiale insieme ad alcuni semi e delle candele con la conseguente conversione della stessa.
La tradizione ci riporta ancora che San Biagio chiese a questa donna, che ando’ piu’ volte a trovarlo in prigione, di celebrare in futuro la sua memoria, ricordando questi due avvenimenti. Tanto e’ vero che ancora oggi e’ usanza benedire la gola con le candele incrociate.
Durante la detenzione Biagio fu flagellato, torturato con una macchina che stirava i muscoli e le ossa infliggendo atroci supplizi e gli vennero strappati pezzi di carne viva con dei pettini arroventati. Tutto cio’ affinche’ rinnegasse il proprio Dio e professasse la fede dei romani. Non avendo ottenuto nulla da tali torture venne legato ad un palo e annegato in un lago, ma il Santo invece di annegare cammino’ miracolosamente sull’acqua retto da una schiera di angeli accorsi in suo aiuto; a questo punto Agricolao, oltraggiato dalla resistenza della fede in Dio di Biagio, lo fece decapitare; insieme a lui furono decapitate anche 7 donne e due fanciulli accorse lungo le rive del lago e arrestate perche’ avevano raccolto il sangue che sgorgava dal corpo di San Biagio.
Era il 3 febbraio del 316 d.C..