In verità nel Meridione lo pensano in tanti, ma non tutti osano affrontare con energia e determinazione l’argomento. «Per la Sicilia si parla spesso di infrastrutture e crescita, poi però di politiche efficaci o risorse vere non ne arrivano mai», nonostante l’evidente gap con il Nord Italia e la consapevolezza che questo blocchi lo sviluppo dell’economia. La realizzazione della maggior parte delle opere pubbliche, infatti, rimane una chimera, con le istituzioni nazionali che spesso sono anche disattente alle richieste degli amministratori. Un quadro sconfortante che il senatore Pino Firrarello, sindaco di Bronte, ha voluto denunciare attraverso una sentita lettera al presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi. «Presidente Draghi, – si legge nella missiva – intanto grazie per avere messo a disposizione degli italiani la sua pluriennale esperienza e la sua grande conoscenza dei meccanismi di funzionamento dell’Europa. Grazie a lei l’Italia, gode di una maggiore considerazione. Il nostro Paese però purtroppo rimane un gigante con i piedi d’argilla, fintanto che al Meridione non sarà riconosciuto, con un programma concreto, il naturale ruolo di vero interlocutore con i Paesi dell’Africa, per aspetti sia economici che sociali. «Signor Presidente, fino ad oggi devo purtroppo manifestare la mia profonda amarezza nel constatare come spesso i proclami non si traducano in interventi concreti che potrebbero sollevare le sorti dal Meridione d’Italia. Più volte e da più parti si addebitano i ritardi, e spesso le mancate realizzazioni di importanti infrastrutture, alla mala burocrazia che, ancor oggi, rappresenta un cancro di difficile estirpazione. Progetti esecutivi approvati da anni che, ancorché coperti da adeguati finanziamenti, vengono rinviati di anno in anno senza una ragionevole giustificazione, col consequenziale aumento dei costi, perdita di opportunità occupazionale e dunque forti danni sociali».
Poi Firrarello nella lettera denuncia anche come qualche volta le istituzioni nazionali sembrano snobbare quelle locali: «Mi duole sottolineare – infatti scrive – la difficoltà a colloquiare col ministro dell’Ambiente, titolare del dicastero per la Transizione Ecologica, un ministero che, in barba a qualunque iniziativa governativa per accelerare la spesa, rappresenta un vero macigno che crea notevoli ritardi e disagi alle nostre comunità». Firrarello, infatti, nelle vesti di sindaco ha chiesto un appuntamento per un incontro assieme ad altri sindaci del territorio, ma non ha avuto risposta. «Ed è grave – continua Firrarello –. I sindaci sono l’avamposto dello Stato democratico. Sono la principale interfaccia con i cittadini. Vanno, quanto meno, ascoltati». Poi scendendo nel particolare a noi dichiara: «La Sicilia potrebbe essere la capitale del Mediterraneo, un punto di riferimento per i Paesi del Nord Africa e per le economie che da questa provengono, se solo fosse dotata delle infrastrutture necessarie e fosse oggetto di efficaci iniziative legislative. Niente di tutto ciò. Da anni si parla di porti ed aeroporti e di reti ferroviarie veloci. E questo per quelle opere che tutti consideriamo fondamentali per lo sviluppo dell’Isola.
Poi ci sono altre opere altrettanto importanti già finanziate, ma inspiegabilmente non realizzate. Vi sottopongo solo un dato. Il 3 agosto del 2011 il Cipe ha finanziato all’Anas ben 513 milioni di euro per realizzare strade, riqualificare le 3 autostrade, procedere nella “Santo Stefano di Camastra – Gela”, oltre a progettare lo svincolo tra Mascali e Giarre dell’autostrada Messina-Catania. Tutte infrastrutture fondamentali per il miglioramento dell’arretrata ed insicura rete viaria siciliana, in una terra affamata di risorse e di lavoro. «Da quella data sono passati 10 anni e nessuna di queste strade è stata completata, nonostante le dure battaglie dell’assessore Marco Falcone e del presidente Nello Musumeci, che ringrazio per non arrendersi mai». Poi il sindaco conclude: «Se è vero che l’Italia vuole lo sviluppo del Meridione è bene che a Roma, per le politiche del Mezzogiorno, si riveda qualcosa». Fonte “La Sicilia” del 03-06-2021