L’Asp impedisce alla troupe della Rai di accendere le telecamere in ospedale sostenendo che doveva essere autorizzata dalla direzione. Il sindaco di Bronte, Pino Firrarello, non ci sta e parla di censura. Con lui il segretario provinciale della Uil, Enza Meli, invitata ad uscire dalla Camera calda del Pronto soccorso e l’avvocato Giuseppe Gullotta dell’associazione Aiace. Tutti erano stati invitati dalla Rai per rilasciare delle dichiarazioni sull’ospedale, ma quando il sindaco è arrivato ha trovato la troupe fuori perché all’interno gli era stato impedito di fare riprese. Così, essendo la massima autorità sanitaria del territorio, ha invitato i giornalisti ad entrare in Ospedale, affinché svolgessero pienamente il loro compito di informare correttamente i cittadini. Entrati dentro però è stato loro ribadito che non era permesso accendere le telecamere. “Non sapevo che fosse in vigore la censura. – ha affermato – Non ricordo da chi e da quando è stata imposta. Credevo di vivere in una società trasparente e democratica. Eppure alla Rai è stato impedito di fare riprese all’interno dell’ospedale per informare i cittadini. La verità è che troppo tardi i brontesi ed i residenti di questo territorio si sono resi conto che li stanno privando del diritto ad avere un ospedale. Piano piano – continua – hanno tolto tutto e non ci dicono neanche perché, dopo 18 anni, in ospedale non riprendono i lavori. Una vergogna! Il Governo nazionale – ribadisce – prenda atto che la riforma radicale della Sanità non può essere rinviata. Perché, mi chiedo, non si toglie il numero chiuso nella facoltà di Medicina? Quali interessi si tutelano?”
Neanche Enza Meli le manda a dire: “Stamattina – afferma la segretaria generale della Uil di Catania – ci siamo recati all’ospedale per rilasciare dichiarazioni alla Rai sul Castiglione Prestianni, ospedale-simbolo della Sanità che sta sparendo in territori di frontiera come Bronte. Poiché pioveva, ci siamo riparati nell’ambiente dove arrivano le ambulanze. I dirigenti dell’ospedale ci hanno chiesto di uscire fuori, perché lì non potevamo stare. Hanno fatto i padroni di casa. Lo facciano pure quando si tratta di risolvere problemi e criticità dell’ospedale, che sono tanti, invece non partecipano neppure agli incontri in cui si parla del caso -Castiglione Prestianni. All’assemblea pubblica organizzata il 31 gennaio da noi della Uil insieme con Cgil e Comitato cittadino sono stati invitati tutti, Asp e politici compresi. Non si sono visti, tranne alcuni deputati. Non hanno capito che quella dell’ospedale, per la gente che abita qui, è la battaglia della vita. Come pensano di garantire il diritto al soccorso ad un infartuato di Cesarò senza il vicino ospedale di Bronte? Noi non ci fermiamo, continueremo a batterci”.
Alle interviste era stato invitato anche l’avvocato Giuseppe Gullotta dell’associazione Aiace: “L’ospedale di Bronte – ha affermato – è una ferita aperta che si cerca di nascondere, un problema scomodo di cui non si vuole parlare. Quando la Rai prova a dare voce a questa emergenza, diventando un megafono per i siciliani, improvvisamente emergono cavilli burocratici e ostacoli autorizzativi per impedire che la verità venga a galla”.