Chiedono di sapere se vantano dei diritti e se esiste qualche istituzione demandata a difendere il loro lavoro, i loro investimenti e soprattutto la loro incolumità. Sono gli agricoltori della sponda orientale del Simeto che quest’anno, esondazione dopo esondazione, hanno visto allagare completamente di acqua e fango i propri frutteti se non addirittura sparire “pezzi” di terra ed alberi secolari, trascinati via dalla corrente del fiume che ha eroso ettari ed ettari di terreno fino a qualche mese fa florido e coltivato. «Coltivo da anni un frutteto di 20 ettari in contrada Marotta – ci dice Salvatore Incognito – in azienda si producono pesche pere, ma anche olive e pistacchi. Mio padre ha comprato questa terra negli anni 70 ed allora mi raccontava come nel 1948 il fiume esondò più o meno come oggi. Ai tempi si cercò d’intervenire ed in contrada Ricchiggia, a monte delle contrade oggi devastate dal fiume, furono costruiti degli argini che hanno protetto anche quest’anno frutteti e proprietà. Il resto del territorio, invece, è rimasto inspiegabilmente in balia delle acque ed ogni anno siamo costretti a vivere con il patema di vedere inondati nostri terreni». Incognito ci racconta che quest’anno ha perso diversi alberi di olivo imponenti e secolari, trascinati via come ramoscelli dalla furia del fiume, che ha fatto sparire terra e recinzioni. «Le soluzioni sono soltanto due – continua – prolungare gli argini già costruiti e poi ripulire l’alveo del fiume dal fango e dai detriti, altrimenti tutto quello che noi produciamo verrà ogni anno distrutto». Accuse anche nei confronti della gestione della diga Ancipa. «Aumenta certamente – conclude – la portata del fiume. Chi gestisce sarà anche un’azienda internazionale, ma noi piccoli produttori abbiamo il diritto di esistere». Dello stesso tenore lo sfogo di Antonino Basile: «Possedevo un frutteto in contrada Barbaro – racconta – circa 3mila piante che non coltiverò più. Come posso pensare di investire ulteriori capitali e risorse in un’azienda che poi il fiume all’improvviso porta via? Il 21 febbraio ed il 17 marzo le esondazioni sono sembrate tsunami. Io non so se è stata colpa della diga Ancipa o meno, ma sembra proprio la goccia che fa traboccare il vaso. La verità è che subiamo continuamente esondazioni e non siamo più in condizione di lavorare e produrre. Abbiamo sempre osservato i nostri doveri, ma nonostante ciò abbiamo la concreta sensazione di non avere diritti. Non riusciamo a trovare un responsabile: chi dovrebbe provvedere alla manutenzione e la pulizia del fiume? Credo ci voglia buonsenso e la prima cosa da fare è ricostruire i veri argini del fiume, per tutelare chi lavora e produce». Intanto, il sindaco di Bronte, Pino Firrarello, si è recato all’assessorato regionale al Territorio ed Ambiente per descrivere quanto accaduto. «Ho voluto anticipare personalmente i contenuti di una lettera che invierò nei prossimi giorni. – afferma il sindaco – se un tempo le sponde del Simeto erano un fiore all’occhiello per la produzione della frutta fresca, oggi rappresentano un pericolo per l’incolumità pubblica. Le contrade Ricchiggia, Barbaro, Pietra Rossa e Marotta sono state devastate. La aziende contano danni per centinaia di migliaia di euro e gli allevatori hanno perso i capi di bestiame che pascolavano sul greto del fiume. Noi stiamo tentando di intervenire cercando di captare le risorse comunitarie provenienti dal progetto Fiume, ma si tratta di interventi a lungo termine. La Regione, a mio avviso, deve trovare gli strumenti per intervenire con maggiore celerità, deve verificare cosa è possibile fare subito, altrimenti il prossimo autunno sarà la fine della di tutte le aziende poste sulla riva est del Simeto».
IL LETTO NATURALE DEL CORSO D’ACQUA NON ESISTE PIU’
Nella valle dell’alto Simeto, in circa 50 anni, si è sviluppato un polo frutticolo di oltre 1000 ettari coltivati principalmente a pero e pesco. Le contrade Ricchigia, Barbaro, Pietra Rossa e Marotta ormai sono famose per le pere e le pesche richiestissime in tutti i mercati. Da qualche anno, però, queste coltivazioni sono minacciate dalle esondazioni del Simeto. Già nel gennaio del 2009 una piena improvvisa del fiume inondò i frutteti e circondò le case rurali. Allora si sfiorò il dramma, perché in preda alle acque rimase un anziano di 77 anni salvato dai vigili del fuoco. Quest’anno, più volte, il fiume ha rotto gli argini ed ormai ha modificato il proprio corso, invadendo le proprietà. Il 21 febbraio e il 17 marzo le piene più impetuose, ma anche sabato scorso l’acqua è arrivata fino alle case. In pratica, quello che un tempo era il letto naturale del fiume non esiste e paradossalmente al centro del guado del fiume si formano delle isole. L’acqua così, durante le piene, si riversa ai lati, proprio sui frutteti.
Fonte “La Sicilia” del 31-03-2015