La mafia in tutti i suoi aspetti è stato argomento di dibattito durante il convegno “Il Capo dei Capi. Dalla fiction alla realtà – Mito televisivo o risveglio delle coscienze?”, organizzato dal Circolo di cultura di Bronte e dal Comune di Bronte, che si sono chiesti se la fiction televisiva abbia suscitato avversione verso la mafia o spirito di emulazione. Per questo all’incontro ha partecipato Salvatore Lazzaro, l’attore brontese che ha impersonato Bernardo Provenzano. Ne è venuto fuori un dibattito vero, proprio come volevano il dott. Valerio Saitta, presidente Circolo di Cultura “E. Cimbali” e l’assessore alla Cultura del Comune Antonio Petronaci, anche perché il nostro Tony Zermo, moderando il dibattito, è riuscito a centrare i problemi. Per Salvatore Lazzaro le figure dei mafiosi sono state raccontante in maniera così negativa da creare avversione verso l’agire mafioso descritto dagli imprenditori Andrea Vecchio e Vincenzo Zappalà che hanno raccontato la loro triste storia. Sono stati affrontati anche le difficoltà di magistratura e forze dell’ordine: “La Magistratura non può essere condizionata nel suo operato – ha affermato il magistrato Ignazio Fonzo – e se ci sono dei ritardi nella conclusione dei processi non è il Giudice che può porre rimedio, ma il legislatore”. “Sbagliamo – ha aggiunto il Questore di Catania dott. Michele Capomacchina – a non credere nella risposta che lo Stato sta dando contro il fenomeno mafioso”. “Dalla fiction televisiva – ha aggiunto il comandante della Compagnia carabinieri di Randazzo, cap. Gaetano Birtolo – traiamo due insegnamenti: che il crimine non paga e si finisce in galera rimanendoci come Totò Riina e che un paese può considerarsi maturo quando riesce a combattere i propri mali ed i soprusi. Le vittime sono vulnerabili fino a quando non denunciano. La denuncia li rende forti e scatena quella solidarietà nemica della mafia”. Interessante anche l’intervento del prof. Vincenzo Pappalardo con le conclusioni che sono state affidate al sindaco Firrarello: “Le forze dell’ordine e la Magistratura devono essere viste con rispetto – ha affermato – Alcuni libri ed alcuni scrittori hanno lasciato valide testimonianze sulla mafia, altri no. L’errore che si rischia di commettere è esaltare il fenomeno mafioso suscitando spirito di emulazione, e sulla fiction “Il Capo dei capi”, non nascondo le mie riserve”.