La droga stoccata nei depositi dei gruppi criminali attivi a Librino o al Villaggio Sant’Agata era anche cosa loro. Nel senso che, finite le scorte destinate ai consumatori della zona di Bronte, bastava pochissimo al ventottenne Andrea Gullotti (indicato dagli investigatori come capo e promotore dell’associazione) o al trentatreenne Giuseppe Parisi (indicato, invece, come organizzatore) per pianificare un nuovo approvvigionamento. Che il più delle volte arrivava secondo richiesta e tempi concordati. Qualora ci fossero stati dei problemi, però, nessun problema…. La provincia catanese – specie al confine con il territorio ennese – è costellata di terreni coltivati a cannabis indica e se si sanno mantenere i contatti con i produttori, beh, anche in questo caso l’approvvigionamento è garantito. E pure la qualità. Purtroppo per il gruppo di Gullotti e Parisi, però, alla lunga certe “magagne” vengono a galla. E’ accaduto anche in questa circostanza, visto che ieri mattina, su disposizione della Procura distrettuale antimafia di Catania, carabinieri del comando provinciale, coadiuvati da unità cinofile, da militari dello squadrone dei Cacciatori di Sicilia e della Compagnia d’intervento operativo del 12° Reggimento Sicilia, nonché da un elicottero del 12° Nucleo, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Catania nei confronti di dodici persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti. Si tratta di Gullotti e Parisi, nonché del ventottenne Federico Montagno Cappuccinello, detto “Berlusconi”, del ventisettenne “Enzino”Currenti, del ventiquattrenne Alex Spitaleri detto “becchino”, del ventitreenne Patrizio Cavallaro, del trentaduenne Gaetano Merlo, del ventiseienne Dario Marullo, della ventottenne Luana Sciavarrello, del quarantenne Giuseppe Leanza, detto “Peppe a’ mafia”, del trentottenne Giosuè Cimbali e del ventiduenne Giannunzio Fichera. Il provvedimento trae origine da una complessa indagine, condotta dai carabinieri della compagnia di Randazzo e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, nel corso della quale è stata accertata – almeno relativamente al periodo compreso fra febbraio e novembre 2017 – l’esistenza di un gruppo ben strutturato, specializzato nello spaccio di marijuana a Bronte e nei centri vicini. I pusher erano organizzatissimi e sarebbero stati soliti nascondere lo stupefacente da spacciare in case rurali e persino terreni incolti (da qui il nome dell’operazione: “Sciarotta”), al fine di eludere gli interventi delle forze dell’ordine anche in merito alle dirette responsabilità della detenzione di quantitativi più o meno ingenti di “erba”. A detta degli investigatori, gli affari del gruppo andavano a gonfie vele, atteso che gli indagati esercitavano un ruolo dominante sul territorio nel traffico di stupefacenti e per questo erano in grado di determinare il prezzo di ogni singola dose spacciata. C.M. Fonte “La Sicilia” del 16-01-2019
OPERAZIONE “SCIAROTTA” UN PLAUSO AI CARABINIERI
Il vice sindaco di Bronte, Gaetano Messina, ed il presidente del Consiglio comunale Nino Galati rivolgono un plauso ai Carabinieri della stazione di Bronte e della Compagnia di Randazzo per la brillante operazione antidroga che ha portato all’arresto di 12 persone.
“Questa operazione – hanno affermato – rappresenta un’importante e rassicurante testimonianza dell’impegno e della dedizione dei carabinieri nel controllo del territorio e nel delicato compito di difesa della vita e la salute dei nostri giovani, messa a rischio dall’uso delle sostanze stupefacenti.
Bronte ripudia ogni forma di criminalità e malaffare ed attende gli esiti processuali dell’operazione, augurando ai 12 indagati di poter dimostrare la propria estraneità ai fatti contestati”.