BRONTE. C’era una volta un bosco dove arrampicarsi sugli alberi, saltare nelle pozzanghere, giocare ad inseguire una gallina, guardare i girini nel fiume, raccogliere frutti dagli alberi, “cucinare” con il fango e dipingere con le mani. Il tutto guardando il profilo di mamma Etna, magari mentre si dà un morso ad una fetta di pane burro e marmellata. C’era una volta e c’è ancora. Non è una favola, l’«Asilo nel Bosco», esiste davvero a Bronte, poco fuori il centro abitato. Si trova a due passi dal ponte normanno di Serravalle, sopra un laghetto formato dal fiume Troina un affluente del Simeto, in mezzo ai frutteti. L’hanno creato tre mamme-educatrici stanche del modo di “fare scuola” che veniva riservato ai loro bambini dal sistema scolastico tradizionale. Così Milena, Daphne e Letizia, hanno “importato” in Sicilia l’esperienza dell’Asilo nel Bosco partita da Ostia ed hanno dato vita all’Associazione di promozione sociale «Tutti giù per terra» all’inter – no della quale è nato il “progetto di educazione all’aperto” (un modo per sopperire al vuoto normativo sugli asili nel bosco che in Italia secondo la legge non esistono ndr). In questo tipo di asilo i bambini imparano spontaneamente dalla natura e, attraverso il gioco libero, sperimentano le loro capacità e la loro creatività. A settembre 2016 sono partite solo con i loro figli, adesso la “classe” è composta da una decina di bambini che ogni giorno si ritrovano a fare lezione all’aperto, nel cortile di uno dei 24 casali di Bronte quello con la chiesina ottocentesca di S. Francesco di Paola. «A tutto avrei pensato tranne che ritrovarmi a fare questo –racconta Milena Sanfilippo, insegnante di lingue in aspettativa con una bambina piccola –. Da quando ho conosciuto la realtà dell’Asilo nel Bosco mi sono interrogata su come poterlo realizzare anche in Sicilia. Ci siamo informate con il maestro Paolo Mai (fondatore dell’Asilo nel Bosco in Italia ndr) che ci ha aperto un mondo, la mia famiglia aveva questa proprietà e così ci siamo buttate in questa avventura dopo aver seguito i corsi di formazione nazionale». A dare vita all’Asilo nel Bosco di Bronte – l’unico in Sicilia, riconosciuto anche dalla rete nazionale – ci sono, oltre a Milena Sanfilippo, altre due “matte” (per loro stessa definizione) Daphne Kamprad e Letizia Trovato, la prima tedesca di Berlino trasferitasi in Sicilia nel 2010 insegnante di tedesco e inglese in una piccola scuola primaria steineriana ad Aci Bonaccorsi; la seconda, contabile part time con un’esperienza da psicomotricista. La giornata-tipo dei bambini dell’asilo “Coccodé” – si chiama così – s’ini – zia alle 8 del mattino con il gioco libero; alle 10, il “cerchio”, con canti, ritmi e girotondi grazie ai quali i bambini imparano il linguaggio (anche in inglese, tedesco, francese), alle 12 si pranza con prodotti naturali a km zero molti dei quali coltivati insieme ai bambini nell’orto dell’asilo, alle 13 si leggono delle storie e ci si riposa, alle 15 si organizzano camminate nel bosco o in riva al fiume, alle 16 si va a casa dopo aver consumato una merenda genuina e fatto il “cerchio di saluto”. Nell’Asilo nel Bosco non ci sono giocattoli di plastica o merendine, si gioca con la terra, gli animali, i colori naturali, gli alberi, i sassi e i pezzi di legno, si va a caccia di insetti e si fanno le nanne sul prato. L’obiettivo è stimolare la fantasia dei bambini. E a vederli giocare mentre riempiono di terra le loro calze, viene voglia di ricominciare da zero e reiscriversi all’asilo. «Il metodo educativo è un po’ una via di mezzo tra quello Montessori e un metodo libertario. In realtà – spiega Milena Sanfilippo – i bambini fanno da soli, noi cerchiamo di capire le loro attitudini, di indirizzarli, di guidarli, di capire quali siano le loro preferenze e incoraggiarli nello scambio reciproco di ruoli che già, a quest’età, fanno spontaneamente. Magari qualche bambino è più portato alla pittura, altri a manipolare l’argilla, non c’è l’obbligo di sedersi a fare una determinata attività. Questo modello educativo che esiste in tutta Europa, la cosa strana era che non esistesse in Italia, il Paese del sole, e in special modo in Sicilia». Un mondo a parte, un’altra scuola, se si pensa all’organizzazione media degli asili. «Teniamo i figli al chiuso – continua Sanflippo – li impegniamo in mille attività, in mille sport al chiuso precludendo loro quello che magari è stato concesso alla nostra generazione, cioè giocare all’aria aperta, sbucciarsi le ginocchia, correre in libertà. Tutte cose che adesso vietiamo ai nostri bambini. Non ho ancora capito quali siano le paure reali dei genitori». Le “lezioni” si svolgono in ambienti all’aperto: c’è il luogo per il pranzo, quello per dipingere e fare lavoretti con materiali naturali e di recupero, il cortile dei giochi, il gelso e il pero dove arrampicarsi con la casa sull’albe – ro e con i dondoli, la cucina del fango, le casette degli animali, il percorso ad ostacoli, il luogo del riposo, quello delle storie, e l’orto dei piccoli. Senza contare il fiume, il lago, il bosco. Ma come reagiscono gli iperprotettivi genitori siciliani all’idea dei propri figli che si arrampicano sugli alberi e corrono sotto la pioggia? «Ci hanno soprannominato i genitori della generazione “elicottero” – afferma Sanfilippo – cioè quelli che guardano dall’alto i loro figli e controllano tutto, evitando loro qualsiasi situazione di “pericolo”. Ricordo il papà di una bambina che vendendo gli altri compagnetti schiacciare le noccioline con una pietra, lo fece lui al posto della figlia. Quando andò via, la bambina prese la pietra, allontanò l’altra mano e lo fece lei tranquillamente. Ho inviato il video al papà per dimostragli che non c’era alcun pericolo. Certo, all’inizio qualche genitore è un po’ perplesso ma poi vedendo quello che facciamo e soprattutto la serenità dei loro bambini, spesso finiscono per collaborare con noi». Una delle preoccupazioni principali riguarda il freddo, visto che l’asi – lo nel bosco si frequenta con ogni tempo e in ogni stagione. «Non abbiamo paura della pioggia i bambini vengono preparati con vestiti caldi ed impermeabili, se dovesse diluviare c’è un’aula al chiuso con un grande camino. Noi questa rassicurazione l’abbiamo sempre data, ma fuori se ti copri stai benissimo e i bambini si immunizzano. Un corpo che è abituato a reagire ai cambiamenti di stagione è un corpo che non si ammala». Ma quanto costa frequentare l’asilo nel bosco? Centosessanta euro al mese, pranzo compreso (in genere la retta degli asili privati va dai 130 ai 300 euro a seconda se c’è il servizio mensa). Il futuro? «Guardare oltre l’asilo – dicono le fondatrici dell’Associazione – e magari creare la scuola elementare nel bosco. L’obiettivo è creare una scuola senza stress, un luogo in cui i bambini possano avere il piacere di imparare. Con gioia». Carmen Greco Fonte “La Sicilia” del 01-05-2017
IL PRIMO IN DANIMARCA L’Asilo nel Bosco è nato in Danimarca negli anni Cinquanta, poi in tutti i Paesi scandinavi e in Germania, dove sono circa 1500. In Italia, nel 2013, è stata una coppia di romani a lanciare il progetto: il maestro Paolo Mai e la sua compagna Giordana Ronci, genitori di tre bambini. All’interno della scuola dell’infanzia che gestivano a Roma nel Parco della Madonnetta, hanno creato una sezione all’aperto che l’anno dopo si è spostata a Ostia, in campagna. Tredici gli iscritti del 2014, cinquanta nel 2016. Oggi gli asili nel bosco in Italia sono circa 40 dal Veneto alla Sicilia, ma per la legge italiana non esistono. L’obiet – tivo dei fondatori è pressare il legislatore per essere riconosciuti.