Adesso sono le donne di Bronte a scendere in campo per difendere il punto nascite del loro ospedale. Le associazioni “Telefono rosa” e “Fidapa”, fanno già sentire la propria voce. «Il Telefono Rosa di Bronte, facendosi portavoce dei diritti di tutte le donne che vivono in questo comprensorio e nei paesi pedemontani – dichiara Fabiana Attinà, vice presidente dell’associazione – intende sostenere la lotta contro la chiusura del punto nascita dell’ospedale di Bronte. Il nostro sostegno alla protesta non ha alcun colore politico, ma l’obiettivo preciso di dare voce allo sdegno delle dirette interessate; l’importanza di un’assistenza continua ed immediata, il diritto di partorire vicino alla propria abitazione, con la possibilità di raggiungere facilmente ed in tempi brevi il reparto nascita deve essere un diritto di ogni donna e di ogni nascituro». Per le donne di Bronte non vi sono ragioni plausibili o politicamente giustificabili per accettare una decisione che vincolerà generazioni di donne a programmare il parto o, peggio, a non avere immediata assistenza specialistica in caso di necessità. «Chi dovrà decidere sappia – afferma i presidente della Fidapa (Federazione italiana donne arti professioni affari) di Bronte, Francesca Longhitano – che questo è un territorio montano mal collegato con i Comuni dell’area metropolitana e che ha bisogno di servizi. Il punto nascite di Bronte non va soppresso, ma potenziato assieme all’intero ospedale che, quando saranno completati i lavori di rimodulazione, se dotato del personale necessario i 500 l’anno li supererà».
Fonte “La Sicilia” del 22-01-2012