Il caso dell’ospedale di Bronte, che la nuova rete ospedaliera siciliana trasforma in “Presidio di zona disagiata” con appena 20 posti letto di Medicina, una Chirurgia ridotta e un Pronto soccorso, finisce sul tavolo del sottosegretario alla Salute, Davide Faraone. Il sindaco di Bronte, Graziano Calanna, a nome anche dei sindaci che costituiscono l’ “Osservatorio a tutela del diritto alla Salute dei residenti del versante nord dell’Etna”, insieme con l’on. Anthony Barbagallo, ha incontrato il rappresentante del Governo, spiegandogli come il ridimensionamento dell’ospedale non solo appare ingiusto, ma penalizzerebbe oltre modo gli oltre 50mila residenti del versante nord ovest dell’Etna. «Ringrazio i colleghi sindaci che si sono intestati questa battaglia e danno forza alla voce dei cittadini – racconta il sindaco – A Faraone ho detto che chiediamo che l’ospedale non venga ridimensionato, ma potenziato e che il disegno della nuova rete ospedaliera non valorizza, come è accaduto per altri, il nostro ospedale, ma lo penalizza. «Eppure – continua – l’ospedale di Bronte è l’unico presidio della zona nord ovest dell’Etna a servizio di un’area distante dall’Area metropolitana e collegata con gli ospedali che la nuova riforma definisce “di base” con strade lente ed anacronistiche che, quando nevica sono impercorribili se non addirittura chiuse al transito». Ma non solo. A sentire il sindaco di Bronte, c’è l’intero versante nord dell’Etna che grida vendetta. Gli ospedali di base sarebbero stati distribuiti tutti attorno l’area metropolitana. Tralasciando Catania, infatti, gli ospedali di Base sono stati collocati a Biancavilla, Paternò ed Acireale. Il versante nord ovest dell’Etna rimane totalmente scoperto. «Per tutta l’area montana – conclude Graziano Calanna – il danno sarebbe enorme. Verrebbe privata di colpo di un servizio vitale come quello ospedaliero. I disagi sarebbero enormi e la certezza di avere cure appropriate immediate, enormemente ridotta». Ed il sottosegretario ha ascoltato a lungo il sindaco e ha assicurato che affronterà l’argomento nelle sedi opportune. «Lo ribadiamo – aggiunge Calanna – l’ospedale non si tocca. Se sarà necessario alzeremo al voce. L’Osservatorio sui diritti alla Salute non si arrenderà facilmente. Siamo pronti a rivendicare le nostre ragioni ovunque». L.S. Fonte “La Sicilia” del 25-01-2017