Quando nel 2019 il Castiglione Prestianni è stato declassato a “Ospedale di zona disagiata”, le rassicurazioni di politici regionali e tecnici facevano intendere che la Medicina, ovvero l’unica Unità operativa complessa che la rete ospedaliera aveva garantito al territorio, non solo sarebbe stata sempre messa in condizione di fornire l’assistenza ospedaliera necessaria al vasto territorio, che abbraccia tutto il versante nord dell’Etna e quello meridionale dei Nebrodi, ma sarebbe stata potenziata. Oggi a distanza di 4 anni, invece, un nostro reportage ha evidenziato una grave carenza di personale medico ed infermieristico. Nel reparto, infatti, i medici in servizio non solo sono la metà di quanti dovrebbero essere, ma quei pochi presenti devono svolgere ulteriori servizi prima effettuati da medici andati in pensione e non sostituiti o, ancora peggio, da quelli che mancano negli altri reparti. Questi i numeri. I medici in servizio dovrebbero essere 13 compreso il primario. Invece, sono complessivamente 7. Costoro garantiscono cure adeguate ai pazienti dei 20 posti letto (12 medicina, 6 lungodegenza e 2 covid) quasi sempre al completo, ed inoltre lasciano spesso il reparto per assicurare la reperibilità H24 e in media dai 10 ai 15 turni di servizio nel Pronto soccorso, dove la carenza di personale è drammatica. Inoltre, sempre gli stessi 7 medici, devono accompagnare in ambulanza quei pazienti che devono essere trasferiti in ospedali più attrezzati e quelli che devono semplicemente effettuare una gastroscopia, servizio che prima l’ospedale di Bronte offriva e che adesso non garantisce più perché il medico che lo svolgeva è andato in pensione e non è stato sostituito.
Tutto qua? No! Sono ancora una volta costretti ad allontanarsi dalla loro corsia per garantire assistenza ai pazienti ricoverati nella stanza covid ubicata al Pronto soccorso. E la situazione sul fronte degli infermieri presenti non è tanto diversa. Dovrebbero essere in 20 compreso il caposala ed invece sono solo 13. Per questo motivo a volte in corsia, durante la notte, è rimasto un solo infermiere. Eppure nel reparto diretto dal dott. Mario Tirendi, non manca efficienza, grazie allo spirito di servizio di medici ed infermieri che, di fronte alla sofferenza della gente, mostrano abnegazione e grande senso di responsabilità. Professionalità che gli utenti gradiscono e che fanno della Medicina di Bronte il reparto che, in percentuale, registra il maggior numero di ricoveri, ospitando pazienti provenienti da un grosso fazzoletto di territorio il cui perimetro tocca Roccella Valdemome, Floresta, Troina e, strano a dirsi, anche Biancavilla ed Adrano. È evidente però come qualche medico in più debba arrivare, perché di fronte al fatto che negli ospedali di Catania sono in esubero, la giustificazione che non se ne trovano da trasferire a Bronte non può essere accettata. Gaetano Guidotto Fonte “La Sicilia” del 01-04-2023