Fino a ieri mattina a credere che il Cga (Consiglio di giustizia amministrativa) potesse ribaltare il giudizio del Tar (Tribunale amministrativo regionale) era solo lei ed il suo avvocato. Invece hanno avuto ragione. Lei è Caterina Galati di Maniace, titolare di un allevamento zootecnico in contrada Gollia a Bronte. Il suo avvocato è Giovanna Caruso, amministrativista di Bronte. La vicenda ormai è nota. Nel settembre scorso una parte delle mucche di Caterina Galati sono state trovate fuori dal proprio territorio di pascolo dai carabinieri a Troina, insieme con altri bovini senza targhetta identificativa. I carabinieri hanno ipotizzato una possibile transumanza non autorizzata e l’Asp ha adottato un duro provvedimento che prevede l’abbattimento di tutte le mucche dell’azienda, comprese quelle rimaste nella stalla, temendo un contagio da brucellosi. Lo ha fatto applicando un decreto ministeriale che prevede, «in caso di movimentazioni non autorizzate di animali la revoca il codice di allevamento e l’abbattimento degli animali».
La signora Galati però si è ribellata. Attraverso il nostro giornale ha lanciato un appello affinché a pagare con la morte non fossero animali sani ed “innocenti” e si è rivolta all’avvocato Caruso, che presentando ricorso ha evidenziato come l’ordinanza ministeriale, cui ha fatto riferimento l’Asp, fosse superata dal regolamento europeo numero 625 del 2017, secondo cui “la priorità alle azioni da adottare debbano salvaguardare anche il benessere degli animali”. Il Tar in primo grado ha dato ragione all’Asp. Il Cga, che è il massimo organo di giustizia amministrativa, all’avvocato Caruso. Il “Consiglio” presieduto dal magistrato Rosanna De Nictolis, infatti, ha accolto il ricorso e sospeso i provvedimenti impugnati per 30 giorni. “Il Regolamento europeo n. 625/2017, – si legge nell’ordinanza – ora in vigore in Italia dal 2019, prevede che si disponga la macellazione o l’abbattimento di animali, a condizione che si tratti della misura più appropriata ai fini della tutela della sanità umana nonché della salute degli animali. Occorre pertanto verificare, tenuto conto dello stato di salute degli animali in questione, se la misura dell’ab – battimento, nel caso di specie, sia idonea, proporzionata e necessitata. La verifica sulla condizione di salute del bestiame spetta al Dipartimento di prevenzione veterinaria dell’azienda sanitaria provinciale di Catania. «Una decisione – ha affermato l’avvocato Caruso – che apre il varco a nuovi possibili scenari anche in ambito giurisprudenziale, e che a mio avviso solleva anche i funzionari dell’Asp dal disumano compito di far abbattere gli animali senza aver quanto meno accertato se gli stessi siano sani o meno». Gaetano Guidotto Fonte “La Sicilia” del 27-02-2021