Equilibri da ricostruire, alleanze nuove con Cosa nostra di Catania per fare fronte a Bronte agli storici rivali della cosca Montagno Bozzone. Per questo il latitante Roberto Boncaldo, 42 anni, avrebbe incontrato alcuni esponenti del clan di Salvatore Catania, un “contatto” tra un gruppo locale e la “famiglia” Santapaola, alla ricerca di sinergie comuni negli affari illeciti. È lo scenario ricostruito dai carabinieri dietro al summit mafioso interrotto da un blitz dei militari dell’Arma in una masseria isolata di contrada Cattaino a Bronte, che ha portato all’arresto del latitante e di altre otto persone. Boncaldo, santapaoliano del rione S. Giovanni Galermo, cognato dei fratelli Guidotto, cresciuto nell’ex clan del boss poi pentito Giuseppe Pulvirenti, era l’interlocutore di Cosa nostra con la cosca brontese di Salvatore Catania. Quest’ultima, ipotizzano i carabinieri, si era rivolta alla “famiglia” Santapaola per compiere un salto di qualità nella gestione degli affari illeciti, ma soprattutto per cercare di contrastare il clan rivale guidato da Francesco Montagno Bozzone, il boss che miracolosamente è scampato a tre agguati. A Bronte, ipotizzano i magistrati della Procura di Catania, potrebbe essersi ricostruita la stessa dinamica che negli anni ha portato ad una scissione in Cosa nostra: Montagno Bozzone sarebbe in qualche modo vicino ai “falch” di Santo Mazzei; mentre la cosca Catania cercherebbe di consolidare e potenziare i collegamenti con le “colombe” di Benedetto Santapaola.
FONTE la sICILIA 13-08-2007