Sale la “febbre dell’oro verde”. L’anno dispari, infatti, è quello tradizionalmente dedicato alla raccolta, che si attende come la manna considerato il valore del pistacchio con il guscio venduto in grandi quantità, che si attesta sui 14 euro al chilo. Una buona parte dell’economia brontese si poggia su una miriade di piccoli produttori, oltre 500, che possiedono terreni che vanno da uno a 20 ettari. Sono tanti i giovani che negli ultimi anni hanno riscoperto e recuperato le campagne abbandonate riprendendo la coltivazione, facendo lievitare il prezzo di acquisto dei terreni stessi. Si tratta di piccoli produttori che costituiscono la colonna dorsale per la fornitura di produttori e trasformatori, riuniti nel Consorzio Pistacchio verde di Bronte e garantiti dal marchio Dop.
I soci produttori del pistacchio sono 16, i “confezionatori” sono 14 e 4 le organizzazioni di produttori. Una volta lavorato, il prezzo del pistacchio può superare anche i 40 euro al chilo. «Gran parte della produzione dipenderà dal meteo – spiega Vito Pace, 42 anni, lui possiede un ettaro, ma prezioso, di terreno – sono almeno tre raccolte (sei anni, ndr) che la produzione si è praticamente dimezzata a causa delle violente grandinate che hanno rovinato le piante. In particolare le zone più danneggiate sono quelle esposte verso la montagna. Quest’anno stiamo tutti incrociando le dita». «Nei miei 4 ettari –aggiunge Maurizio Currenti – potrei arrivare a produrre 5-6 mila chili di pistacchio, che non sarebbe male. Ad aiutarci avremo parenti e amici che non hanno mai perso l’entusiasmo per una nostra tradizione secolare, condita di fatica e sudore, ma anche da momenti di grande convivialità che suggella ancora di più quello che è un vero e proprio rito. Di norma iniziamo a lavorare i primi giorni di settembre, dalle 6 di mattina fino a ora di pranzo, per poi riunirci tutti attorno a un tavolo mangiando prodotti a km zero.
Dopo la raccolta il pistacchio viene passato in una macchina per togliere la buccia e messo sotto appositi tendoni a asciugare, quando c’è il sole ci rimangono una giornata altrimenti anche 2-3 giorni. Il prodotto di una annata, se conservata al riparo dall’umidità, può durare anche due anni». Oltre all’umidità e al maltempo, nonostante i lavaggi medicinali specifici che vengono effettuati a giugno, i “nemici” del pistacchio sono bruchi che danneggiano il frutto, chiamati “cappa” dai brontesi, e al momento della « raccolta, le cimici. Maria Elena Quaiotti Fonte “La Sicilia” del 13-08-2019