Non è solo il sindaco di Bronte a puntare il dito contro l’Asp 3 di Catania e la riorganizzazione della rete ospedaliera. Il responsabile della delegazione di Bronte dell’associazione “Nuovi consumatori europei”, Giuseppe Gullotta, dopo essersi relazionato con alcuni sindacati, con il Comitato cittadino per la difesa dell’ospedale e con alcuni consiglieri comunali di Bronte e Maniace, ha inviato una lettera-diffida al direttore generale dell’Asp 3 di Catania, chiedendogli di non dar seguito alla riorganizzazione della rete ospedaliera come dettata dal decreto dell’assessore regionale del maggio scorso. «Considerato che – si legge – in ottemperanza al decreto, ha previsto di non contemplare a Bronte l’Ortopedia, l’Ostetricia e la Ginecologia, la Pediatria ed altro, si chiede, nelle more della formalizzazione della volontà politica dell’assessore Razza di rivedere il Piano sanitario, di scongiurare ogni possibile effetto irreversibile volto al ridimensionamento dei reparti dell’ospedale». «Abbiamo diffidato – afferma Gullotta – il direttore generale dal compiere ulteriori atti amministrativi tesi a chiudere i predetti reparti dell’Ospedale di Bronte. Ma vi è di più! – continua – Questa lettera è propedeutica a un eventuale ricorso che proporremo innanzi al Tribunale civile di Catania contro la chiusura dei reparti dell’Ospedale qualora anche la nuova previsione della rete ospedaliera penalizzi il presidio di Bronte». Poi Gullotta conclude: «Guardiamo al di là del colore politico con rinnovata fiducia alla volontà dell’assessore di rivedere il futuro dell’Ospedale di Bronte, ma aspettiamo di conoscere i fatti». «Si capisca – aggiunge il sindaco di
Bronte, Graziano Calanna – che il territorio in tutte le sue rappresentanze è pronto a battersi per l’ospedale. E questo non per partito preso o per campanilismo, ma perché non è possibile lasciare un’area di montagna, d’inverno dominata dal ghiaccio, senza un ospedale vero. Quando andremo a parlare con il presidente Musumeci e con l’assessore Razza, insieme con i colleghi sindaci, porterò le istanze che ci giungono dalla gente che, lontana dagli ospedali della città, chiede legittimamente di essere curata anche qui e eventualmente salvata nel più breve tempo possibile». In pratica nel rispetto del decreto del maggio scorso l’ospedale di Bronte dovrebbe essere catalogato come “presidio di zona disagiata”, nel rispetto del decreto Balduzzi. Sembrerebbe che siano stati salvaguardati i servizi a tutela di una popolazione che, trovandosi appunto in una zona disagiata, dovrebbe avere il più vicino possibile servizi e reparti, ma leggendo il Decreto ministeriale del 2 aprile 2015 n. 70, invece, quello di Bronte non sarà più un ospedale completo, ma avrà soltanto un reparto di 20 posti letto di Medicina generale, una Chirurgia ridotta ed il Pronto soccorso. E questa sarebbe la struttura ospedaliera più attrezzata in tutto il versante nord dell’Etna, con gli ospedali “veri” tutti nel versante sud ed a Catania. Ecco perché i sindaci e la società civile protestano. La gente inoltre capisce
di essere vittima della decisione chiara di penalizzare le zone interne. Ma fino a quando non si realizzano strade e infrastrutture è un conto e la gente pur protestando fa spallucce, quando si chiudono gli ospedali la gente si ribella. Fonte “La Sicilia” del 06-01-2018