Oltre 2500 persone hanno dato l’estremo saluto a Bronte, in provincia di Catania, a Matteo Galati, il tredicenne ucciso con una coltellata la notte tra domenica e lunedì scorso da un ragazzo di 16 anni, al culmine di una lite per una fidanzatina contesa. Molte persone sono sono dovute rimanere fuori la chiesa della Madonna del Riparo, dove si sono celebrati i funerali, officiati dall’arcivescovo metropolita di Catania monsignor Salvatore Gristina. La bara bianca è giunta in chiesa portata a spalla da parenti e amici e seguita dai familiari in lacrime, il padre Rosario, la madre Nunziata Greco e i fratelli Seby e Antonio. La mamma stringeva al petto un cuscino con sopra la foto di Matteo. Ai funerali ha preso parte anche l’altro minorenne, A.S., ferito con un colpo di coltello alla mano al culmine del litigio durante il quale è stato ucciso Matteo. La bara del giovane è stata salutata con un lungo applauso sia all’entrata sia all’uscita dalla funzione, durante la quale gli amici e compagni di Matteo hanno letto alcune lettere per ricordare l’amico. “Bronte sicuramente non meritava questo guaio”, ha detto il sindaco Pino Firrarello, presente ai funerali insieme al presidente della Provincia di Catania Giuseppe Castiglione. Per qualche minuto il corteo funebre ha sostato davanti alla scuola frequentata dal ragazzo, la media Luigi Castiglione, e poi è stata portata verso il negozio di barbiere dello zio. Tutti gli esercizi commerciali di Bronte hanno abbassato le saracinesche in segno di lutto. Nella sua omelia Gristina si è rivolto ai genitori e alle istituzioni: “Sappiamo stare vicino ai nostri ragazzi?” si è interrogato l’arcivescovo, che rivolgendosi ai giovani ha aggiunto: “Avete condiviso con Matteo tanti momenti ora non chiudetevi in voi stessi ma camminate in una vita nuova”. “Oggi annunciamo la morte del signore per condannare ogni violenza, ogni forma di negligenza o peggio di disprezzo verso la vita degli altri – ha detto Gristina – Vogliamo fare in modo che questi eventi non si ripetano. Ho stretto le mani ai ragazzi perchè penso che loro siano le persone più colpite da questo evento: probabilmente non hanno tutte quelle risposte che noi possiamo trovare”. “Dobbiamo essere vicini ai giovani – ha concluso l’arcivescovo – che devono camminare aiutati anche da noi. Quale testimonianza diamo ai nostri ragazzi? Cosa insegniamo loro?”. Intanto, sul fronte delle indagini, il gip Lia Castrogiovanni del Tribunale dei minori di Catania ha convalidato, dopo l’interrogatorio durato oltre tre ore, l’arresto del sedicenne B.R. A carico dell’indagato c’è un ordine di custodia cautelare in carcere per omicidio. Il sedicenne ha ripetuto davanti ai giudici la sua versione dei fatti già resa ai carabinieri, dicendo che non c’era la volontà di colpire e che pensava di aver solo ferito alla mano l’altro minorenne. Secondo l’avvocato del sedicenne, Giovanni Milana, il suo assistito ha saputo di aver colpito Matteo Galati solo successivamente, dopo che è stato fermato. Era presente in tribunale anche la madre del minorenne, che però il giovane ha voluto non assistesse all’interrogatorio. “Il ragazzo – ha detto il legale – si è detto dispiaciuto dell’accaduto e ha manifestato il suo desiderio di chiedere perdono, anche se non sa come fare”.