Sedici anni di reclusione, rispetto ai venti anni richiesti dal pubblico ministero, Lucio Setola. E’ la condanna inflitta dal gup del Tribunale di Catania, Dorotea Catena, a Pietro Santangelo, il pastore che il 22 settembre dello scorso anno, sparò e uccise, nelle campagne tra Adrano e Bronte, il vicino di fondo agricolo Sebastiano Taguali Conti, al culmine di una lite. Santangelo, così come richiesto dai suoi legali, gli avvocati Maria Teresa Palumbo e Alfio Pennisi, è stato giudicato con il rito abbreviato, oltre a essere sottoposto a una perizia psichiatrica per valutare la sua capacitàdi intendere e volere nel momento in cui si armò per uccidere Taguali Conti. Dalla perizia psichiatrica la dottoressa Liliana Gandolfo ha riconosciuto l’infermità di Santangelo, al momento del fatto. Infermità riconosciuta dal gup, Dorotea Catena che, nella sentenza ha anche escluso l’aggravante della premeditazione. Ricostruendo i fatti che portarono all’omicidio,bisogna, come detto, tornare indietro al 22 settembre del 2007. Pietro Santangelo, 66 anni, allevatore di Adrano, quella mattina era all’interno del suo podere, in contrada Pietra Rossa,quando al culmine di una lite uccise con una vecchia pistola, calibro 7.65, il suo vicino di podere Sebastiano Taguali Conti, di 62 anni, anche lui pastore. Tra i due vecchie ruggini per un passaggio fra due poderi. In particolare, i due avevano cominciato a discutere se era giusto fare passare, o meno, gli animali da una stradina che uno dei due allevatori riteneva di dovere chiudere. La discussione si inasprì quasi subito, visto che era l’ennesima volta che se ne parlava, fino a quando PietroSantangelo non estrasse la pistola dalla giacca e sparo’ un colpo al petto di Taguali Conti. In campagna c’era anche il figlio della vittima che tentò,invano, di soccorrere il padre. Caricatolo in auto tentò di raggiungere l’ospedale, senza però riuscirci visto che Taguali Conti morì in auto. Inutili i soccorsi del 118 e l’arrivo dell’elisoccorso, Taguali Conti era ormai privo di vita, ucciso dall’unico colpo sparato dal Santangelo, fuggito subito dopo avere fatto fuoco. Sul posto, a coordinare le indagini, i carabinieri di Bronte che subito avviarono le ricerche di Santangelo, tra i comuni di Bronte e Adrano (dove l’uomo risiede). Santangelo, sentitosi braccato, decise di costituirsi al commissariato di Adrano. Dopo l’arresto l’allevatore fu condotto nella Compagnia dei carabinieri di Randazzo, dove il magistrato lo interrogò, prima di disporne l’arresto.
Mary Sottile Fonte “La Sicilia” del 16/12/08