La droga stoccata nei depositi dei gruppi criminali attivi a Librino o al villaggio Sant’Agata era anche “cosa loro”. Nel senso che, finite le scorte destinate ai consumatori della zona di Bronte, bastava pochissimo per approvvigionarsi, rifornendosi dai “catanesi”. Per gli investigatori, che a metà del gennaio scorso fecero scattare le manette ai polsi di una quindicina di spacciatori, Andrea Gullotti, originario di Bronte – come la maggioranza degli altri – sarebbe stata la mente dell’associazione, Giuseppe Parisi invece, originario di Biancavilla, l’uomo addetto alla pianificazione del rifornimento. Il processo (rito abbreviato) è in corso e il pm Alessandra Tasciotti ha avanzato al Gup Anna Maria Cristaldi, le proprie richieste di pena; eccole: Andrea Gullotti (20 anni); Cavallaro Patrizio (10 anni); Currenti Enzo (10 anni); Fichera Giannunzio (10 anni); leanza Giuseppe (10 anni); Merlo Gaetano (10 anni); Montagno Cappuccinello Federico (10 anni); Parisi Giuseppe (20 anni); Riela Alfio (2 anni); Sciavarello Luana (12 anni) e Sgroi Lorenzo (2 anni e otto mesi.
Per gli altri componenti del gruppo coinvolti nell’operazione (quattro in totale) si procede con il rito ordinario. La complessa indagine, condotta dai carabinieri della compagnia di Randazzo e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, accertò l’esistenza di un gruppo ben strutturato, specializzato nello spaccio di marijuana a Bronte e nei centri vicini. I pusher, assai organizzati, sarebbero stati soliti nascondere lo stupefacente da spacciare in case rurali e persino terreni incolti (da qui il nome dell’operazione, “Sciarotta”) per eludere gli interventi delle forze dell’ordine le dirette responsabilità della detenzione di quantitativi più o meno ingenti di “erba”. Il processo è stato aggiornato al 8 novembre quando cominceranno le arringhe. OR. PROV.